Lo scorso week end gli islandesi hanno votato contro la richiesta di risarcimento fatta al loro governo da Regno Unito e Olanda a seguito del fallimento dei conti di risparmio “IceSave”. Molti dei depositanti di questi conti erano infatti inglesi e olandesi, e Gran Bretagna e Olanda avevano coperto le perdite dei loro cittadini.
Gli islandesi si trovano di fronte un dilemma: scegliere l’opzione più conveniente nel breve termine, cioè non risarcire Olanda e Regno Unito, o quella più gravosa nel breve termine, ripagare il debito, che però farebbe guadagnare all’Islanda un supporto senz’altro maggiore in termini di possibili finanziamenti futuri, e, inoltre, una più alta probabilità di entrare nell’Unione Europea.
È probabile che il prossimo passo nel processo “IceSave” sarà in tribunale, e questo rende palese quale sia il dubbio nel prestare denaro a uno stato rispetto a un’azienda. Anche se il tribunale deliberasse contro l’Islanda, come potrebbero riavere indietro i propri soldi i governi di Regno Unito e Olanda? Il rischio di default è inferiore nel debito sovrano rispetto a quello delle aziende, ma il recupero è spesso, e giustamente, in balia delle decisioni dell’elettorato. La maggior parte degli stati sovrani hanno il vantaggio di costituzioni democratiche. Quando si presta denaro a un’azienda gli investitori devono tenere in considerazione il rischio di default e la possibilità di recupero dell’investimento, mentre quando si presta a uno stato sovrano ci si deve concentrare sulla volontà e capacità dei cittadini di ripagare il debito.
La richiesta di risarcimento fatta da Regno Unito e Olanda è il risultato del piegarsi di questi governi ai propri elettorati che avevano investito nelle aziende islandesi, e che hanno riavuto indietro i propri soldi in totale, sebbene lo schema di protezione dei conti deposito fosse ben evidenziato. In questo caso, abbiamo una circostanza del tutto originale in cui c’è stato il fallimento di un’azienda basata fuori dai confini nazionali, il rimborso dei cittadini dello stato sovrano in cui la compagnia opera, e la richiesta di risarcimento passata a un altro stato, il cui elettorato (e la cosa dovrebbe anche sorprendere) si rifiuta di pagare.
Gli elettori islandesi hanno deciso di non risarcire i governi di Regno Unito e Olanda, che avevano rimborsato i propri elettori delle perdite subite. Considerata la struttura del sistema bancario della zona euro, l’Islanda potrebbe essere un buon caso test di cosa potrebbe accadere in futuro. L’integrazione finanziaria senza l’integrazione politica potrebbe semplicemente non funzionare.
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