Gli stress test hanno testato i parametri sbagliati. All’interno del bilancio patrimoniale non è solamente la parte dell’attivo che ha bisogno di essere stressata o riparata, ma anche la parte del passivo. Molte banche, a ben vedere, stanno fallendo il “test della raccolta” a cui le sottopone il mercato in maniera evidente, in quanto non riescono a finanziarsi senza un sostegno di qualche tipo da parte del governo. Proprio per questo motivo, e indipendentemente da tutte le questioni legate alla lista delle istituzioni e se fosse abbastanza completa, gli stress test erano destinati ad essere irrilevanti. È il modello di finanziamento ad essere andato in frantumi.
Un test efficace avrebbe dovuto includere all’interno del “sistema finanziario” i titoli sovrani e il resto dei prestatori di ogni Paese (come le assicurazioni e le agenzie governative): è la capacità e volontà dell’economia di ciascun Paese in ogni suo aspetto a sostenere gli attuali livelli di indebitamento, e questo è il vero problema, non solo il rapporto di indebitamento precisamente delle singole banche. Basilea sta cercando di indirizzare alcune di queste questioni che sembrano essere sfuggite all’attenzione, con la proposta di meccanismi anticiclici di integrazione del capitale.
La questione principale è se gli Stati sono in grado sostenere le proprie banche e, in caso negativo, chi pagherebbe i costi di un default sovrano o di una banca. Rimescolare semplicemente l’indebitamento tra banche, governi, compagnie di assicurazione, fondi pensione, agenzie e quant’altro, non sarà comunque d’aiuto se il sistema finanziario nel suo complesso è troppo indebitato.
Quello che gli investitori vorrebbero sapere è che se anche 84 delle banche considerate passasse un test teorico alla fine del 2011, questo significherebbe che sarebbero davvero capaci di attenersi ai requisiti di capitale e liquidità stabiliti da Basilea 3 entro il 2012? L’attuale evidenza non ci suggerisce questo. Anzi, molte delle banche affermano tuttora che in nessun modo riusciranno a onorare tutti i requisiti stabiliti.
L’altro aspetto fondamentale per gli investitori e gli altri finanziatori delle banche riguarda la trasparenza sulla liquidità complessiva e sul capitale dell’entità legale a cui stanno prestando il proprio denaro, piuttosto che rispetto al gruppo bancario in toto. E su questo c’è ancora molto da fare. Così come per il regime straordinario a cui andrebbero sottoposte per le banche fallite, che rimane totalmente oscuro. Così com’è, è impossibile aspettarsi che i mercati finanzino le banche in modo significativo, quando tante domande da parte dei creditori delle banche stesse, così come reso evidente dal processo di bancarotta di Lehman, rimangono senza risposta.
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