Il tasso di disoccupazione dell’area euro è salito oggi a 10,1%, un livello che non veniva raggiunto dal luglio 1998. Ci chiediamo però se il mercato ponga troppa enfasi su questo dato.
Di certo è sempre importante monitorare con attenzione i tassi di disoccupazione. È poco probabile che la domanda dei consumatori sia inflazionaria se il tasso di disoccupazione non solo non è prossimo, ma supera abbondantemente il livello compatibile con un tasso stabile d’inflazione (non-accelerating inflation rate of unemployment – NAIRU).
Tuttavia, per la modalità di calcolo del tasso di disoccupazione, negli ultimi due anni Paesi come l’Irlanda e la Spagna hanno contribuito in maniera sproporzionata al deterioramento di questo indicatore, in rapporto alla dimensione di queste due economie all’interno dell’area.
Per calcolare i dati sul mercato del lavoro dell’area euro, Eurostat somma semplicemente le serie degli stati membri. Ad esempio, la forza lavoro è il totale delle persone occupate e dei disoccupati in una certa economia. Il tasso di disoccupazione è pari al numero dei disoccupati diviso per la forza lavoro.
È però diversa la modalità in cui Eurostat misura l’indice dei prezzi al consumo armonizzati (HICP), il cui calcolo comporta un elemento di ponderazione. Ad esempio, il peso della Germania nell’indice è 26%, mentre quello dell’Irlanda è solo 1,5%.
Dall’inizio del 2008, il numero dei disoccupati in Spagna ha visto un aumento massiccio pari a 2,5 milioni di persone, mentre nell’area euro l’incremento è stato di 3,5 milioni in totale. Di conseguenza, la Spagna rappresenta il 73% dell’aumento di disoccupazione nell’area, superando notevolmente le dimensioni dell’economia spagnola in rapporto a quelle dell’economia europea. La Spagna rappresenta, infatti, circa il 13% dell’economia europea su parità di potere d’acquisto.
Qualche rapido calcolo ci porta a risultati sorprendenti. Escludendo i Paesi periferici europei, dal 2008 la disoccupazione in Europa è aumentata di 416.000 unità. Questo suggerisce un tasso di disoccupazione più vicino al 7% che al 10%. L’Europa periferica conta per circa l’90% dell’aumento di disoccupati in Europa dall’inizio del 2008. L’impatto è molto forte, considerando che in percentuale del PIL europeo, i Paesi periferici sono solo il 20% circa.
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