Stress test sulle banche, una strada verso il nulla o una strada verso l’inferno?

Un laptop mostra un grafico

Sono attesi per domani sera i risultati degli stress test sulle banche condotti dall’EBA, la European Banking Authority. Questi risultati hanno un qualche significato o sono solo una notizia per i telegiornali? Per noi equivalgono all’esame per prendere la patente: si può passare l’esame e allo stesso tempo essere un pessimo guidatore.
Il test reale avviene quando le persone si fidano della tua guida e sono disponibili a salire in macchina con te. In modo simile, che le banche superino o meno lo scoglio del 5% del Core Tier 1, il vero test sarà se gli investitori e i depositanti affideranno alle banche i propri soldi nel lungo termine, e la strada è ancora lunga prima che le banche europee riabilitino completamente la propria reputazione proprio come accade a un guidatore dopo una serie di infrazioni commesse.
Sicuramente innalzare il livello dei test potrebbe, almeno in teoria, ridurre in futuro il numero di incidenti di percorso. Gli stress test avranno come risultato un livello di disclosure che non abbiamo visto prima, e non sorprende che a quanto si dice le banche tedesche stiano protestando circa il dare così tante informazioni secondo un formato standard e trasparente. Ci si aspetta che anche quelle banche non soggette agli stress test, come ad esempio Banca Popolare di Milano (IT0000064482) e la Nationwide Building Society (GB0001777886), diano un minimo di disclosure, e un rifiuto in tal senso sarebbe inevitabilmente visto come segno che queste banche hanno qualcosa da nascondere, proprio come se fermati ci si rifiutasse di sottoporsi al test del palloncino.
Abbiamo anche bisogno di sapere come si affronterebbe un eventuale fallimento. È inutile che si consenta a un pirata della strada di tornare in circolazione semplicemente pagando una multa – si dovrebbe almeno essere riabilitati in modo che si prevengano altri incidenti. Molti Paesi europei, Francia e Italia incluse, non hanno ancora delle procedure di risoluzione credibili per le banche che falliscono, cosa che potrebbe rendere potenzialmente rischioso “guidare” in questi Paesi.
E questo non riguarda solo le banche. Ci dovrebbe essere anche un miglioramento dell’infrastruttura del mercato per renderlo un ambiente più sicuro per tutti, come maggiori informazioni e disclosure sul mercato dei derivati, un migliore sistema di risoluzione delle controversie, e più chiari standard di contabilità e regole internazionali.
In definitiva, è la capacità degli stati sovrani di essere slegati dalle banche che dovrebbe essere oggetto d’esame. Non solo gli stati sovranni hanno fatto da garanti alle banche, sia in modo esplicito che implicito, ma le banche finanziano gli stati, quindi non è di tanta utilità esaminare con gli stress test le banche distintamente dai governi dei propri Paesi. Dopo tutto, nessuno finora ha elaborato un piano credibile di ricapitalizzazione del settore bancario spagnolo, che vada oltre all’aumentare ancora il debito dello stato attraverso il FROB – Fondo de Reestructuracion Ordenada Bancaria – e iniettandolo come azioni nelle banche, perpetrando l’eccessiva leva sia delle banche sia dei titoli di stato.
I regolatori sperano che le proposte di slegare le banche dagli stati sovrani, come le azioni di bail-in sul debito bancario senior, l’aumento dei requisiti di capitale e la separazione legale di alcune attività romperanno questo legame. Questi sono tutti passi nella giusta direzione, nonostante non siano di effetto immediato. Ma finché i possessori del debito sovrano, tra cui le banche, potranno anche essere oggetto di bail-in e costretti ad assumersi la propria quota di perdite nelle ristrutturazioni dei sovrani, il legame simbiotico tra banche e stati sovrani rimarrà intatto. Fino ad allora, la strada sarà pericolosa, e la questione è, siamo su una Road to Nowhere o su una Highway to Hell?

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