Confcommercio: Economia ferma, fare riforme unica via

Le riforme sono l’unica via per guarire i mali del Paese. Lo ha affermato oggi  il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nella sua relazione all’Assemblea Generale 2014 della Confederazione svoltasi a Roma.

Fare le riforme è “la parola d’ordine”, oltre che “l’unica strada per presentarci in Europa con dignità”, ha spiegato Sangalli. “L’Italia – ha aggiunto – è ancora gravemente malata di bassa crescita, non è affatto fuori pericolo”. Sangalli ha inoltre di nuovo esortato la politica a ridurre la pressione fiscale (“basta con lo spendi e tassa”) e ad accelerare la semplificazione (“servono regole chiare e valide per tutti”).

In occasione dell’Assemblea annuale l’Ufficio Studi Confcommercio ha presentato il Rapporto sulle economie regionali. Il quadro disegnato è tutt’altro che incoraggiante. L’Ufficio Studi Confcommercio osserva che se la fiducia da una parte cresce, consumi e investimenti mostrano l’altra faccia del Paese, quella di un’economia reale ancora drammaticamente ferma “al palo”.

L’Ufficio Studi Confcommercio avverte che il divario economico-sociale tra il Nord e il Sud si sta sempre più ampliando. Con oltre 34.000 euro, Valle d’Aosta, Lombardia e Trentino Alto Adige si confermano le regioni con il Pil pro capite più alto. Campania, Calabria e Sicilia, con circa 17.000 euro, quelle con il Pil pro capite più basso. Il prodotto pro capite a livello nazionale si è ridotto tra il 2007 e il 2013 di oltre 3.100 euro e fino al 2015 non ci sarà alcun significativo recupero.

Per i consumi viene stimato che occorreranno più di 11 anni per tornare ai livelli pre-crisi. Per quanto riguarda l’export di beni, si legge nel rapporto che l’Italia con una quota del 25%, esporta quasi la metà rispetto alla Germania (44%) e quasi un terzo rispetto all’Olanda (70%). A livello regionale, solo il Veneto, l’Emilia Romagna e la Lombardia si avvicinano alla media dell’area euro (35%), mentre è molto inferiore la percentuale del Mezzogiorno (13%).

L’Ufficio Studi Confcommercio aggiunge che le dinamiche occupazionali confermano la perdita di attrattività e competitività del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese: mentre il numero di occupati in Italia dal 1995 al 2013 è cresciuto del 3,6%, al Sud è calato del 5,2%.

La crisi intanto sta continuando a pesare significativamente sulle attività commerciali e dei servizi. Secondo la Confcommercio nei primi tre mesi del 2014 hanno chiuso oltre 12.000 imprese. L’80% di queste hanno riguardato settori non alimentari e in particolare l’abbigliamento.

Per l’Ufficio Studi Confcommercio la ripresa quindi si allontana e si conferma più debole e lenta del previsto. Gli esperti si attendono per il 2014 un aumento del Pil dello 0,5% e dei consumi dello 0,1%. Nel 2015 ci dovrebbe essere un miglioramento, con Pil a +0,9% e consumi a +0,7%.

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