La lunga fase di contrazione dei consumi interni si interromperà nel 2014. Lo afferma Prometeia nel suo Rapporto Club Consumo.
Il miglioramento sarà però minimo rispetto al 2013, un aumento di 1,2 miliardi di euro pari a +0,1% in termini reali. Non si può quindi parlare di una ripresa vera e propria ma solo di un’inversione di tendenza. Dall’inizio della crisi, tra il 2007 e il 2013, sono stati persi 66,5 miliardi di euro in consumi.
Prometeia spiega che il miglioramento registrato quest’anno è stato dovuto al ritorno alla crescita del reddito disponibile in termini reali, favorito soprattutto dalla decelerazione dell’inflazione, oltre che dagli impulsi fiscali.
La ripresa dei consumi è trainata dall’aumento degli acquisti di beni non alimentari, sostenuti dall’avvio di un nuovo ciclo dei durevoli.
Prometeia indica tuttavia che sono lontane dall’essere risolte molte delle criticità che hanno caratterizzato gli ultimi anni, prime fra tutte quelle legate al lavoro e la fiducia per il futuro. Ciò si traduce in consumi di beni alimentari e non durevoli ancora caratterizzati dal segno meno, a fronte di una leggera accelerazione della spesa per servizi.
Ripresa solo parziale nel 2015-2016
Le deboli prospettive per l’occupazione e il previsto parziale riaccumulo del risparmio impediranno ai consumi di sperimentare una più marcata accelerazione nel biennio 2015-’16 (quasi +1,0% in media annua), con un recupero di quanto eroso durante la crisi solamente parziale (per complessivi 14 miliardi, in termini reali).
Prometeia osserva che la dinamica sarà particolarmente modesta per i consumi alimentari (circa 0,5%, in media d’anno, in termini reali) a riflesso di abitudini di spesa profondamente mutate durante la crisi. Tra i consumi non alimentari (+1%, in media d’anno), le esigenze di sostituzione e la presenza di incentivi in alcuni comparti manterranno in accelerazione la componente dei durevoli, che beneficerà anche delle continue innovazioni e penetrazione del mercato dei device legati alla comunicazione.
Ancora difficoltà per il settore del commercio al dettaglio
L’intensità della ripresa non sarà tuttavia sufficiente a risollevare le condizioni economico finanziarie medie delle imprese della distribuzione al dettaglio. La disponibilità di un ampio numero di bilanci relativi al 2013 ha infatti evidenziato, oltre al costante rallentamento del fatturato, condizioni di redditività e sostenibilità finanziaria assai critiche per moltissime imprese, in particolare nel segmento delle PMI e nel comparto dei beni durevoli.
Si prevede dunque che anche nel periodo 2014-’16 potranno proseguire i processi di ristrutturazione sia del settore del commercio al dettaglio nel suo complesso, sia della struttura organizzativa stessa delle singole imprese. Una trasformazione che avverrà anche sotto il crescente impatto dei nuovi canali di vendita on line e delle forme distributive che durante la crisi hanno maggiormente incontrato i favori dei consumatori (come i discount), con continue pressioni sui margini, dati volumi di domanda ancora lontani dai loro massimi, e un focus sempre più accentuato su gamme di assortimento, efficienza dei magazzini e rotazione dei prodotti.
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