BCE eroga 94 miliardi alle banche italiane, ma i prestiti calano

I rubinetti del credito restano chiusi nonostante le operazione Tltro (Targeted Long Term Refinancing Operation) della BCE. Lo denuncia la CGIA di Mestre.

L’associazione degli artigiani osserva che dal settembre del 2014 al marzo di quest’anno, l’Eurotower ha erogato 94 miliardi di euro alle banche italiane, a loro volta obbligate a “riversare” questi soldi all’economia reale entro la fine del 2016.

Gli effetti di queste operazioni di finanziamento sono stati però finora molto modesti. Se le famiglie hanno visto aumentare gli impieghi di 3,4 miliardi, le imprese, invece, hanno registrato una contrazione degli impieghi di 13,2 miliardi di euro: in termini complessivi gli italiani hanno visto ulteriormente scendere l’ammontare dei prestiti erogati dalle banche di ben 9,8 miliardi.

“In buona sostanza – afferma il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – nonostante le iniezioni di liquidita’ messe sul mercato dalla BCE i soldi arrivano alle famiglie con il contagocce, mentre il rubinetto del credito alle imprese continua a rimanere chiuso”.

Le banche preferiscono investire in titoli di Stato

Ma perché mai prosegue questa scarsa attenzione del nostro sistema creditizio nei confronti delle imprese? Con la crescita dei rischi legati all’aumento delle sofferenze bancarie, gli istituti di credito italiani hanno deciso di ridurre gli impieghi alle attivita’ economiche, privilegiando gli investimenti in Bot, Btp, Cct e Ctz.

Tra l’ottobre del 2011 e l’aprile di quest’anno, infatti, la quantita’ di titoli di Stato italiani detenuti dalle banche residenti nel nostro Paese e’ pressoche’ raddoppiata. Se tre anni e mezzo fa nelle cassette di sicurezza dei nostri istituti di credito gli asset governativi ammontavano a 208,6 miliardi di euro, nell’ultima rilevazione hanno toccato i 415,5 miliardi di euro.

“Tuttavia, tale operazione non va demonizzata – spiega Bortolussi – A seguito di questi copiosi investimenti nei titoli di Stato ci siamo riappropriati del nostro debito pubblico, che nel 2011 era per il 44 per cento nelle mani degli investitori stranieri. Oggi, invece, tale quota e’ scesa al 34 per cento. Certo, con piu’ investimenti in titoli di Stato e meno impieghi all’economia reale, non sono state poche le imprese che hanno chiuso i battenti. Pertanto, e’ necessario cambiare rotta. Tuttavia, se da un lato siamo diventati un Paese meno a rischio, non va nemmeno dimenticato che l’acquisto di Bot, Cct e Btp ha consentito alle nostre banche di aumentare il proprio livello di patrimonializzazione, cosi’ come richiesto dagli accordi di Basilea.

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