Gran parte delle tasse pagate dai contribuenti sono “nascoste”. Lo afferma la CGIA di Mestre.
L’Ufficio studi dell’associazione degli artigiani e delle piccole imprese ha calcolato che nel 96 per cento dei casi le tasse che gravano sulle famiglie dei lavoratori dipendenti vengono prelevate alla fonte, ovvero dalla busta paga o sono incluse nei beni o nei servizi che vengono acquistati. Solo il 4 per cento è versato al fisco consapevolmente, vale a dire attraverso un’operazione di pagamento presso uno sportello bancario o postale.
L’Ufficio studi della CGIA stima in 17 mila euro il carico fiscale complessivo che graverà nel 2016 su una famiglia tipo composta da due lavoratori dipendenti (marito e moglie) con un figlio a carico.
I soli prelievi “alla fonte” ammontano ad oltre 11 mila euro (65% del totale). Rientrano in questa categoria i versamenti dei contributi previdenziali Inps, Irpef e le addizionali regionali e comunali Irpef.
Le tasse “nascoste”, come per esempio l’IVA, pesano sulla famiglia tipo per 5.230 euro (31 per cento del totale).
Le tasse “consapevoli”, quest’anno solo il bollo auto e la Tari, costringeranno la famiglia di dipendenti a mettere mano al portafogli per un importo di 696 euro (pari al 4 per cento del totale).
L’obbiettivo dell’analisi, spiega la CGIA, era quello di dimostrare che il prelievo effettuato con il sostituto di imposta origina un rapporto tra il fisco e i lavoratori dipendenti molto diverso da quello intrattenuto dai lavoratori autonomi che, per loro natura, sono chiamati a pagare in misura consapevole la gran parte del proprio carico fiscale; ciò determina un’insofferenza nei confronti delle tasse molto superiore a quella manifestata dai dipendenti.
La CGIA avverte che, sebbene la pressione fiscale sia leggermente in calo, rimane ancora troppo elevata e, indipendentemente dalla forma del prelievo, va assolutamente abbassata, per aumentare la competitività del Paese.
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