La fiducia economica di famiglie e imprese è crollata dall’inizio dell’anno. È quanto emerge da uno studio della Fondazione Di Vittorio della Cgil e dall’Istituto Tecnè.
Le famiglie che prevedono un miglioramento della situazione economica dell’Italia nei prossimi 12 mesi sono scese di 20 punti percentuali rispetto a gennaio e passate dal 46% al 26%. Sono salite, invece, quante temono un peggioramento: 33% ad agosto rispetto al 21% di gennaio. Per la prima volta, negli ultimi 12 mesi, i pessimisti superano gli ottimisti.
Questa dinamica è accentuata se si osserva il sub-campione relativo a lavoratori dipendenti, pensionati e disoccupati. La quota di quanti temono un peggioramento è salita al 37%, mentre sono scese al 23% le famiglie che si attendono un miglioramento delle condizioni economiche del Paese.
Anche tra le imprese si è registrato un deciso calo della fiducia. A novembre il 31% prevedeva un miglioramento della situazione economica generale, mentre ad agosto la quota scende al 14%. Il calo delle attese positive non si trasforma, però, solo in pessimismo ma in una crescente percezione di stagnazione.
Per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, “i dati della ricerca non stupiscono, vista la situazione dell’occupazione, in particolare dei giovani, il numero altissimo di persone in povertà assoluta o che rinunciano a curarsi per mancanza di mezzi, la stagnazione della produzione e dei consumi, il costante calo del potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati. In un Paese con queste difficoltà e in cui crescono le diseguaglianze è difficile essere ottimisti, in particolare se questa situazione si protrae da troppo tempo senza che vi siano segnali di una capacità di intervento”.
“Sono tutte condizioni – aggiunge il leader della Cgil – che verifichiamo quotidianamente nel rapporto con le persone e che identificano la differenza tra propaganda e realtà della condizione degli italiani. Per questo è urgente un cambiamento di fondo nelle politiche economiche e sociali, con interventi strutturali e non una tantum. Occorrono investimenti, a partire da quelli pubblici, per rilanciare nell’immediato e in prospettiva lo sviluppo. Occorre puntare sull’elemento di fondo dell’occupazione nella futura manovra economica, come la Cgil indica con le proposte avanzate con il suo Piano del Lavoro”.
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