Il rapporto deficit/Pil dell’Italia è stato nel secondo trimestre del 2016 pari allo 0,2%, in calo dello 0,7% rispetto a quello del corrispondente periodo del 2015. Lo ha comunicato oggi l’Istat.
Nella media dei primi due trimestri del 2016 si è registrato un rapporto deficit/Pil pari al 2,3%, con un miglioramento di 0,7 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Nel secondo trimestre il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil del 4,4%, (4,1% nel secondo trimestre del 2015).
Il saldo corrente (risparmio) è stato anch’esso positivo, con un’incidenza sul Pil del 3,1% (3,0% nel secondo trimestre del 2015).
Nel secondo trimestre le uscite totali sono calate, in termini tendenziali, dello 0,8%; la loro incidenza rispetto al Pil è del 47,3%, in flessione rispetto al 48,5% nel corrispondente trimestre dell’anno precedente. Le uscite correnti sono aumentate dello 0,2%, mentre quelle in conto capitale sono diminuite dell’11,4%.
Nei primi due trimestri del 2016 le uscite totali sono risultate pari al 47,4% del Pil (48,5% nel corrispondente periodo del 2015).
Le entrate totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,8% nel secondo trimestre del 2016; la loro incidenza sul Pil è stata del 47,2%, (47,9% nel corrispondente trimestre del 2015).
Nei primi due trimestri del 2016, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 45,0%, inferiore di 0,6 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2015.
La pressione fiscale è stata pari nel secondo trimestre al 42,3%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,3% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,2%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è aumentata di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, salendo al 9,6%.
A fronte di un aumento dello 0,1% del deflatore implicito dei consumi delle famiglie, il potere d’acquisto è aumentato dell’1,1%.
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