Fitch ha tagliato l’outlook dell’Italia da “stabile” a “negativo” a causa della bassa crescita, dell’elevato livello del debito e dell’incerto esito del referendum del 4 dicembre.
L’agenzia di rating indica in una nota che, dalla sua revisione di aprile, l’incertezza politica è aumentata prima del voto sulla riforma costituzionale, che potrebbe decidere il futuro del premier Matteo Renzi.
Fitch ha confermato la sua valutazione del debito italiano a “BBB+”, ma indicato che i rischi al ribasso sono aumentati, osservando che Renzi ha affermato che potrebbe dare le dimissioni in caso dovesse vincere il “no”.
Fitch avverte inoltre che anche se dovesse vincere il “sì”, l’Italia dovrà affrontare le elezioni del maggio del 2018, “con partiti populisti ed euroscettici che attualmente stanno andando bene nei sondaggi”.
Fitch si occupa poi del problema del debito. Le misure di budget che Renzi ha presentato la scorsa settimana insieme all’ultima revisione al rialzo del target di deficit di Roma, continuano “la tendenza agli slittamenti degli obiettivi fiscali dal 2013”.
I rischi di budget hanno causato un confronto con la Commissione Europea, le cui direttive chiedono agli Stati membri di fare progressi ogni anno verso un riequilibrio dei bilanci pubblici o il raggiungimento di un surplus.
Bruxelles ha detto che Roma ha bisogno di limitare il deficit per contenere il debito pubblico, che rispetto al PIL è dopo la Grecia il secondo più alto dell’Eurozona e che Fitch vede raggiungere un picco al 133,3% del PIL nel 2017.
Fitch aggiunge che il settore bancario con i suoi €200 miliardi di sofferenze rappresenta un ulteriore rischio per l’economia, mentre l’esito di due piani di salvataggio alternativi per Banca MPS (IT0001334587) è incerto. Fitch avverte che se questi dovessero fallire le direttive europee sugli aiuti di Stato per le banche limiterebbero le opzioni a disposizione, “cosa che potrebbe avere implicazioni negative per l’intero settore bancario”.
Fitch prevede che la crescita economica dell’Italia, che si è arrestata nel secondo trimestre, ripartirà nel terzo. Nonostante ciò ha rivisto al ribasso le stime sul PIL nel 2016 a +0,8%, dal 1% previsto in aprile. Per il 2017 la stima è passata a un +0,9% da un +1,3%.
“La debole crescita – osserva Fitch – rende più difficile la riduzione del debito, delle sofferenze delle banche e della disoccupazione e rischia di aumentare il sostegno ai partiti politici populisti”.
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