Referendum, quale impatto sul settore bancario?

La reazione dei mercati finanziari all’esito del referendum italiano è stata relativamente limitata fino ad ora. Pensiamo che questo impatto contenuto sia il riflesso del posizionamento pre-voto. Se da un lato i mercati non avevano probabilmente prezzato una vittoria così netta del “No”, cosi’ come le dimissioni di Matteo Renzi, dall’altro avevano identificato come materialmente possibile un rifiuto delle proposte referendarie. Gli elevati premi di rischio sugli spread dei titoli italiani sono stati evidenti, mentre il valore dell’euro e dei titoli bancari italiani si è dimezzato rispetto all’inizio dell’anno.

Nel breve termine, è probabile che i mercati focalizzeranno l’attenzione sulla composizione e, allo stesso tempo, sulla credibilità economica di qualsiasi altro nuovo governo. Allo stesso tempo, ci aspettiamo che l’attuale coalizione dell’Esecutivo continui a governare, dal momento che questa può vantare la maggioranza in entrambe le Camere. Tuttavia, è possibile che il suo mandato sia di natura tecnocratica ed è probabile che il processo di ricapitalizzazione bancaria diventi la priorità assoluta prima delle elezioni generali del 2018. Un simile scenario si rivelerebbe relativamente positivo per i mercati finanziari, in quanto garantirebbe una certa continuità, limitando la principale fonte di rischio sistemico per l’Italia (rappresentata dalle banche).

Detto questo, la probabilità di elezioni anticipate è certamente aumentata. Un potenziale voto però implica uno scenario più preoccupante, dal momento che solleva la possibilità di un Governo di estrema destra e mette in pericolo sia le ricapitalizzazioni bancarie sia, più in generale, il rapporto dell’Italia con l’Eurozona. Sebbene non sia lo scenario da noi ipotizzato, questo rimane un significativo rischio. Restiamo scettici rispetto all’ipotesi di un’uscita dell’Italia dall’UE sotto un governo di estrema destra; tuttavia qualsiasi ritardo e/o fallimento del processo di ricapitalizzazione delle banche potrebbe rappresentare una fonte di preoccupazione non poco rilevante.

Per quanto riguarda le banche, la nostra opinione è che a rappresentare una minaccia sistemica a livello globale siano solo pochi istituti di credito. Mentre al momento il processo di ricapitalizzazione del Banca MPS (IT0001334587) sembra essersi arenato, la ricaduta globale di un mancato accordo sarebbe comunque limitata. In realtà, alcuni obbligazionisti potranno rimanerne colpiti, ma il problema ha una dimensione locale. Maggiori preoccupazioni potrebbero invece emergere in relazione alla situazione in cui versa Unicredit. Mentre gli spread dei CDS si sono allargati, la probabilità di un incidente di natura finanziaria rimane bassa. Il Governo e le principali istituzioni sono ben consapevoli del ruolo rivestito da UniCredit (IT0000064854) e la banca ha già iniziato a cedere asset per poter raccogliere più capitale.

In definitiva, riteniamo che il referendum sia una tempesta che impatta a livello locale e non un evento di rilevanza mondiale. Tuttavia, monitoreremo la situazione in attesa di qualsiasi segnale tale da anticipare eventuali elezioni generali o un ulteriore deterioramento sistemico delle istituzioni finanziarie.

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