A novembre ha proseguito il miglioramento della dinamica dello stock dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese. È quanto emerge dall’ultimo bollettino mensile dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana).
Sulla base di stime fondate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, lo scorso mese la variazione annua dei finanziamenti a famiglie e imprese ricalcolata includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni risulta in crescita di +1,1%, in accelerazione rispetto al +1% del mese precedente.
A novembre l’ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, pari a 1.814,5 miliardi di euro è stato nettamente superiore, di quasi 151 miliardi, all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.663,8 miliardi di euro.
Lo scorso mese, si sono ridotti inoltre ulteriormente i tassi di interesse applicati sui prestiti alla clientela: il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 2,90%, toccando il nuovo minimo storico (era pari a 2,94% il mese precedente e a 6,18% prima della crisi, a fine 2007).
Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,06%, in prossimità del minimo storico di 2,02% toccato a settembre 2016 (5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è posizionato all’1,67%, era pari a 1,57% il mese precedente (5,48% a fine 2007).
Per quanto riguarda la qualità del credito, le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni già effettuate dalle banche con proprie risorse) a fine ottobre 2016 si collocano a 85,5 miliardi di euro, un valore sostanzialmente stabile rispetto al dato di settembre. Si conferma quindi la riduzione del 4% delle sofferenze nette rispetto al picco di 89 miliardi di fine dicembre 2015.
Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,80% a ottobre 2016, lo stesso valore di settembre 2016 (era il 4,94% a fine 2015 e lo 0,86% prima dell’inizio della crisi).
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