Alitalia ha bisogno dell’ennesimo piano di ristrutturazione per poter sopravvivere. La cifra ufficiale parla di almeno 1.640 esuberi, ma secondo indiscrezioni di stampa potrebbero essere fino a 4.000. La riduzione dei costi non avverrà però solo attraverso i tagli al personale. Il piano dovrebbe portare a risparmi accumulati per un miliardo di euro, cui dovrebbe sommarsi la più bassa spesa sul costo del lavoro, dovuta anche agli incrementi di produttività.
C’è quindi grande attesa per il vertice che si terrà domani al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) per discutere del futuro della compagnia di bandiera. Al tavolo si siederanno da una parte il ministro Carlo Calenda, con i colleghi dei Trasporti Graziano Delrio e dell’Economia Pier Carlo Padoan, e dall’altro i dirigenti di Alitalia, guidati dall’amministratore delegato Cramer Ball. Non saranno presenti il presidente Luca Cordero di Montezemolo, e il numero uno del socio forte (49%) Etihad James Hogan.
Il governo considera Alitalia “strategica” e vuole avere chiarezza sulle misure previste per cercare di migliorare la sua situazione nei prossimi anni. Al vertice ci saranno anche i soci italiani detentori del 51%, guidati da Intesa Sanpaolo (IT0000072618) e UniCredit (IT0000064854). Le banche hanno chiesto le dimissioni dell’amministratore delegato Ball e rimproverano a Etihad di aver fallito il rilancio della compagnia. Quest’anno, anziché un utile come nel piano varato nell’agosto 2014, è prevista una perdita di oltre 500 milioni di euro.
Per diventare più competitiva, la compagnia aerea avrebbe l’intenzione di dividersi in due parti, Alitalia 1 per il breve raggio e Alitalia 2 per il lungo. La vera e propria ristrutturazione dovrebbe avvenire trasformando le attività nel breve raggio in una compagnia a basso costo. Tuttavia i dettagli sul processo di questa trasformazione non sarebbero stati ancora elaborati.
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