L’Istat ha comunicato oggi che nella media del 2016 l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è cresciuto, rispetto al valore medio dell’anno precedente, dello 0,6%. Si è trattato della più bassa crescita dal 1982, ovvero dall’inizio delle serie storiche.
L’istituto di statistica indica che aumenti significativamente superiori alla media si sono registrati nei seguenti comparti: tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,4%); commercio; trasporti, servizi postali e attività connesse (entrambi 1,6%); energia elettrica e gas (1,5%); alimentari, bevande e tabacco (1,3%).
Nel settore privato, le variazioni più contenute si sono rilevate nel credito e assicurazioni (0,3%) e nei servizi di informazione e comunicazione (0,2%).
Non si sono riscontrati incrementi nei settori della metalmeccanica, dell’acqua e servizi smaltimento rifiuti, delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Nel solo mese di dicembre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è rimasto invariato rispetto al mese precedente e aumentato dello 0,4% nei confronti di dicembre 2015.
Alla fine di dicembre 2016 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardavano il 49,5% degli occupati dipendenti e corrispondevano al 47,3% del monte retributivo osservato.
Complessivamente, nell’anno 2016 sono stati recepiti 13 accordi a cui fanno riferimento poco meno di 3,0 milioni di lavoratori dipendenti, con un monte retributivo pari al 21,8% del totale economia.
A dicembre 2016 la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo per l’insieme dell’economia era pari al 50,5%, in diminuzione rispetto al mese precedente (68,0%). L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 53,7 mesi, in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2015 (56,4). L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 27,1 mesi, in crescita rispetto ad un anno prima (22,0).
Nel mese di dicembre sono stati recepiti due nuovi accordi (metalmeccanica e servizio smaltimento rifiuti – aziende private), mentre nessuno è venuto a scadenza. Complessivamente, spiega l’Istat, i contratti in attesa di rinnovo sono 47 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione) relativi a circa 6,5 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego).
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