Secondo quanto afferma l’ultimo rapporto Consob, la Borsa Italiana sta pesando sempre di meno sul Pil. E il calo non sarebbe finito qui: a diminuire sono anche il numero delle società quotate e il controvalore degli scambi, oltre al numero delle obbligazioni bancarie. Insomma, una Piazza Affari sempre meno rilevante, intorno alla quale tuttavia c’è sempre un discreto interesse, valutato che gli istituzionali stranieri sono sempre più attivi nelle assemblee delle società tricolori, a conferma dell’appeal esercitato dalle nostrane compagini.
Complessivamente, però, il dato che salta maggiormente all’occhio è il nucleo di elementi negativi. Nel 2016 Piazza Affari ha visto scendere il proprio indice principale del 10%, mentre la capitalizzazione del listino è passata dal 35% al 31,6% del Prodotto Interno Lordo, contro una quota di quasi il 50% nel 2007. Ancora, il numero delle società quotate è calato a 240, con un passo indietro del 20% rispetto al 2007, mentre il controvalore degli scambi si è contratto del 22%. Nell’anno, le società quotate hanno raccolto fondi per 6 miliardi di euro, il 36% in meno rispetto a un anno prima, e per le Ipo si è passati da 5,5 miliardi di euro a 1,4 miliardi di euro (ma nel 2015 c’era stato il collocamento di Poste). Ulteriormente, tra la voce dividendi, quella buy back e le offerte pubbliche di acquisto, sarebbero stati distribuiti agli azionisti 21 miliardi di euro, più o meno in linea con il 2015.
L’unica notizia positiva riguarda pertanto gli investitori esteri, visto e considerato che da qualche anno quasi un terzo del listino (il 30%) ha almeno un investitore istituzionale estero nel capitale. Il numero di società è passato da 47 nel 2009 a 70 nel 2015, e gli investitori esteri partecipano sempre più alle assemblee, considerato che nelle prime 100 per capitalizzazione, la media degli istituzionali esteri è quasi il 18% del capitale rappresentato in assemblea, contro il 10,4% del 2012.
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