I volumi sono ridotti, ma il balzo in avanti (anzi, in alto) compiuto dal titolo di Caltagirone Editore non è certamente passato inosservato. L’azione è infatti salita del 9,72% nella giornata di venerdì a quota 1,32 euro, e dunque al di sopra del prezzo offerto
dalla famiglia Caltagirone nell’Opa in chiusura il prossimo 8 settembre, e finalizzata a favorire l’operazione di delisting, ritirando così la società da Piazza Affari.
Stando a quanto commentano gli operatori di Borsa, il balzo sarebbe riconducibile alla pubblicazione di alcune indiscrezioni, riportate dal quotidiano La Repubblica, secondo cui sarebbe in arrivo una possibile mossa dei fondi d’investimento, a partire da Amber (titolare di una quota superiore al 5% della società) per poter far saltare il tentativo di delisting avviato dalla società holding della famiglia Caltagirone, la Chiara Finanziaria, che detiene oggi il 67,3% del gruppo editoriale.
Per poter ritirare la società dal listino, infatti, è necessario assicurarsi almeno il 90%, ma già alla fine del mese di giugno alcuni fondi che potevano vantare il 4,4%, avevano scritto alla Consob denunciando un tentato esproprio ai danni delle minoranze.
A questo punto, gli speculatori sostengono che Caltagirone, pur di poter condurre in porto l’operazione di ritiro dal listino, possa alzare leggermente il prezzo dell’Offerta per convincere gli azionisti contrari a consegnare le proprie azioni.
Difficile però comprendere quanto ancora possa spingere verso l’alto il prezzo del gruppo editoriale, considerato che il titolo ha già saltato l’80% da inizio anno ad oggi, raggiungendo una capitalizzazione di 165 milioni di euro. Ai valori odierni il gruppo Caltagirone Editore è prezzato a 1,1 volte i ricavi e 0,35 volte il patrimonio netto, anche in condizioni di redditività negativa, con Ebitda di -49,8 milioni di euro.
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