Nasdaq – Sotto la lente: Red Hat

Un laptop mostra un grafico

Tra le società dimenticate dai rialzi autunnali dei listini americani Red Hat (US7565771026) è sicuramente tra quelle che attraggono più l’interesse di un trader in cerca di idee per chiudere in bellezza il 2004. La società è la “principessa” dell’open source, cioè delle applicazioni informatiche sviluppate sul sistema operativo Linux, la vera novità degli ultimi anni in un mondo che sembrava inesorabilmente dominato dal sistema Windows di Microsoft (US5949181045).
Forse pochi se ne accorgono ma sono sempre più gli operatori privati e le amministrazioni pubbliche nel mondo che progressivamente stanno introducendo Linux quale piattaforma di base per le proprie applicazioni vuoi per il fatto di non dover più sottostare al pagamento delle “esose” licenze Windows a fronte del continuo miglioramento del nuovo sistema operativo, vuoi per una relativa maggiore sicurezza da attacchi dei cyberpirati vuoi per una scelta che poco ha a che fare con la tecnica e molto con una visione ideologica che potremmo quasi definire anarchica.
Fatto sta che la società di Raleigh, dopo alcune false partenze e continui dubbi sulla reale potenzialità economica dei sistemi “open source” alla fine del 2003 sembrava aver mollato gli ormeggi con quotazioni che da dicembre 2003 fino all’inizio di quest’estate si erano portate da $13 a $28 per azione. Il fatto che sempre più realtà economiche importanti operanti nel settore quali, solo per citarne una, IBM (US4592001014) stavano investendo massicciamente sui nuovi sistemi operativi, che il successo del programma Java di Sun Microsystems (US8668101046) aprisse praterie inesplorate al mondo degli sviluppatori e la generale benevolenza con la quale veniva guardato questo attacco alla superpotenza Microsoft, sembrava potesse preludere ad una cavalcata trionfale del titolo dal cappello rosso.
Nell’estate del 2004 invece, subito dopo una buona trimestrale a giugno, la società serve ai propri azionisti un piatto avvelenato comunicando la necessità di dover rivedere alcune cose nei propri bilanci a causa della erronea imputazione di ricavi non ancora effettivamente conseguiti (vedi a proposito: Nasdaq: Red Hat annuncia revisione contabile, il titolo affonda). La notizia gettò nel panico il mercato e riaprì tutti i discorsi che sembravano ormai dimenticati sulla reale possibilità di una società operante in un sistema per definizione “libero” di poter conseguire guadagni. Successivamente i problemi contabili sono stati risolti in maniera tutto sommato brillante ma questo non ha evitato prima una serie di downgrades da parte dei maggiori analisti e poi un periodo di oblìo tra i $14 ed i $12 per azione da settembre ad oggi.
Complessivamente la società è in utile e nell’ultimo semestre ha aumentato del 60% i propri ricavi rispetto all’anno precedente. La scorsa settimana ha annunciato al mercato di aver aperto i propri uffici a Pechino con l’intenzione di conquistare in maniera definitiva il grande mercato asiatico, il prossimo appuntamento con la trimestrale è fissato al 22 dicembre di quest’anno dove si attende un utile per azione di $0,06. Il titolo si trova al momento nel pre-borsa in forte rialzo in virtù di un upgrade da parte di First Albany. La banca d’affari ha alzato il suo rating su Red Hat a “Buy” e fissato un target sul prezzo a $15. Secondo First Albany la crescita del sistema operativo Linux rimarebbe intatta. Prossimamente dovrebbe iniziare una nuova fase per Linux. Quest’ultimo dovrebbe venir utilizzato sempre più in applicazioni di alto livello. Red Hat sarebbe la prima impresa a beneficiare di questo trend. Il giudizio di First Albany potrebbe aiutare il titolo a tornare nel focus degli investitori anche nel medio termine.

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