The Dogs of the Dow: Una strategia semplice ma di successo

Un laptop mostra un grafico

The Dogs of the Dow” o “i cani del Dow Jones” è una delle strategie d’investimento a carattere difensivo più conosciute. La teoria dei “cani del Dow Jones”, che fa riferimento ai segugi che tirano la volata ai rendimenti della borsa americana (il cui indice di riferimento è appunto il Dow jones Industrial Average Index), è stata applicata per la prima volta negli anni trenta dal leggendario Benjamin Graham (“The Intelligent Investor”), il “padre” di tutti gli investitori di stile “value”.

All’inizio degli anni novanta Michael O’Higgins e John Downes hanno riscoperto e studiato il metodo pubblicando i loro risultati nel libro “Beating the Dow”. O’Higgins e Downes hanno potuto accertare, facendo un calcolo per gli anni passati, che il rendimento medio raggiunto con il sistema d’investimento dei “cani” era migliore di quello avuto dallo stesso indice Dow Jones. Una scoperta di grande rilievo se si pensa che solo pochi gestori di fondi riescono nel lungo termine a fare meglio del loro indice di riferimento. Per quanto riguarda gli anni 1973-1996 il Dow Jones ha avuto per esempio una performace positiva annua pari al 15,8% mentre i “cani” hanno registrato un incremento del 20,3%.

“The Dogs of the Dow” è una strategia d’investimento semplicissima. Alla fine di ogni anno si scelgono tra i titoli del Dow Jones quelli che hanno il rendimento (dividend yield) più elevato e se ne acquista un eguale controvalore di ognuno. I titoli selezionati sono i “cani” che restano nel portafoglio per i dodici mesi successivi. Dopo un anno si ricompila la classifica e si sostituiscono i titoli non più presenti nei primi dieci ad alto dividendo con i nuovi arrivati e così via negli anni successivi.

Il vantaggio di questo metodo sta nelle sue regole ben fisse: tutto succede meccanicamente. In questo modo l’investitore viene costretto ad essere disciplinato, non corre il rischio di venir tradito dalle sue emozioni. Buone o cattive notizie, rumors tutto ciò non interessa. Solo alla fine dell’anno si fanno i conti e si riselezionano i titoli. L’investitore risparmia tempo e soprattutto non è sottoposto ad una stressante pressione psicologica: non si deve occupare continuamente del suo portafoglio.

Alla base della teoria dei “cani” ci sono due importanti tesi.
Da una parte si suppone che il dividend yield – il rendimento da dividendo di un’azione, dato dal rapporto fra l’ultimo dividendo staccato e il prezzo corrente del titolo, sia un criterio di scelta relativamente sicuro se applicato alle società più importanti del listino, alle cosìddette blue chips caratterizzate da forte capitalizzazione ed elevato flottante. Di norma si può contare sul fatto che queste società, che pagano un alto dividendo da anni, lo facciano anche negli anni seguenti. Naturalmente sussiste il rischio di un taglio di dividendo da parte di una società. Avendo però nel portafoglio dieci titoli con un alto dividend yield questo rischio viene limitato.

L’investitore può quindi confidare di poter staccare degli alti dividendi: un fattore positivo costante per il suo portafoglio.
Dall’altra parte si assume che se il rapporto dividendo/prezzo è alto, è perché il titolo è sottovalutato rispetto al resto del mercato. Un alto rendimento significa infatti nella maggior parte dei casi che il corso del titolo o ha subito un forte ridimensionamento – spesso esagerato – oppure che la sua performance è stata minore negli ultimi tempi di quella degli altri titoli. Investendo in un titolo con alto dividendo l’investore va quindi contro il trend e punta sul fatto che prima o poi anche gli altri investitori scoprano che questo sia sottovalutato e lo comprino.
La strategia dei “cani” vuole quindi trarre vantaggio sia dall’alto dividendo distribuito dalle aziende sia dell’apprezzamento del titolo nel medio-lungo periodo.

Il metodo “The Dogs of the Dow” lo si può impostare anche su altri indici di blue chips come il DAX o l’EuroStoxx 50. Inoltre non è necessario partire alla fine di ogni anno. Si può iniziare in qualsiasi momento. Decisivo è solo che si sia disciplinati, che si seguano sempre le semplici regole meccanicamente. Non bisogna infine dimenticare che i “cani” consentono di avere un rendimento medio più elevato del rispettivo indice solo nel lungo termine, vale a dire che la strategia dovrebbe venir applicata per almeno cinque anni. Si è potuto osservare, tra l’altro, che negli anni boom delle borse i “cani” hanno spesso sottoperformato l’intero mercato.

Durante gli anni 1998-2003, per esempio, che comprendono il periodo della bolla dei titoli high-tech il Dow Jones ha avuto un incremento annuale del 6,1% mentre i “cani” hanno raggiunto solo un aumento del 5,1%. Trattandosi di una strategia difensiva “The Dogs of the Dow” registra di norma le sue performance migliori negli anni in cui gli orsi dominano sui mercati. Dopo aver fatto meglio del Dow Jones per quattro anni di fila, nel 2004 e nel 2005 i segugi hanno registrato una deludente performance. Nel 2006 “The Dogs of the Dow” hanno sovraperformato il Dow Jones, nel 2007 e nel 2008 hanno invece di nuovo deluso fortemente.

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