La scorsa settimana i principali indici azionari statunitensi hanno registrato una brusca correzione. Il Dow Jones ha perso il 4,3%, l’S&P 500 il 4,4% ed il Nasdaq Composite il 5,8%. Per il Dow Jones si è trattato della peggiore ottava dal marzo del 2003, per l’S&P 500 dal gennaio del 2003 e per il Nasdaq Composite dall’agosto del 2004. Le forti perdite dei listini azionari a Wall Street sono state causate dal crack delle borse cinesi. Martedì scorso lo Shanghai Composite è crollato dell’8,8% e lo Shanghai-Shenzhen 300 del 9,2% in seguito alla notizia che il Governo di Pechino istituirà una task force che dovrà cercare di limitare la speculazione sui mercati finanziari del paese. Il crack in Cina ha destabilizzato tutte le borse internazionali. Gli investitori temono infatti che lo scoppio di una bolla finanziaria in Cina possa avere delle negative conseguenze non solo sull’economia del grande paese asiatico ma anche su quella globale. Sui mercati azionari statunitensi hanno pesato inoltre anche le notizie negative arrivate dal fronte macroeconomico. Il deludente dato di gennaio sugli ordini di beni durevoli (Durable Goods Orders) e la forte revisione al ribasso della stima sulla crescita del PIL nel quarto trimestre hanno fatto riaumentare i timori del mercato su un possibile eccessivo rallentamento dell’economia degli USA. Dopo lo choc della scorsa settimana la volatilità a Wall Street dovrebbe rimanere alta nei prossimi giorni. Gli investitori guarderanno in primo luogo agli ulteriori sviluppi sulle borse asiatiche. Se la situazione in Cina ed in Asia non dovesse stabilizzarsi allora anche le borse statunitensi dovrebbero continuare a soffrire. In questo caso i molti dati macroeconomici in programma questa settimana a Wall Street potrebbero solo alleviare la pressione ribassista oppure rafforzarla. Oggi verrà pubblicato l’indice ISM non-manifatturiero per febbraio. Il dato relativo al settore dei servizi dovrebbe darci delle nuove importanti indicazioni sullo stato di salute dell’economia statunitense. Le stime sono di un leggero calo: dai 59 punti di gennaio a 57,5 punti. Domani sono in programma i dati definitivi del quarto trimestre sulla produttività dei lavoratori e sui costi per unità di produzione (Productivity and Costs) ed il dato di gennaio sugli ordinativi all’industria (Factory Orders). Quest’ultimo dato è questa volta più atteso del solito dopo la notizia della scorsa settimana del forte calo degli ordini di beni durevoli. Secondo le previsioni degli economisti gli ordinativi all’industria dovrebbero essere calati a gennaio del 4%. Mercoledì sono attesi il dato di gennaio sui crediti al consumo (Consumer Credit) ed il Beige Book della Fed. Venerdì, infine, è in programma il principale evento macroeconomico della settimana: la pubblicazione dei dati di febbraio sul mercato del lavoro. Gli economisti prevedono che nel settore non agricolo siano stati creati lo scorso mese negli USA circa 100.000 nuovi posti di lavoro (Nonfarm Payrolls). Se il dato dovesse corrispondere alle previsioni si tratterebbe della più debole crescita dell’occupazione negli Stati Uniti da più di due anni. Una sorpresa negativa dovrebbe perciò pesare sui mercati azionari perchè in questo caso i timori relativi alle prospettive dell’economia statunitense dovrebbero sicuramente aumentare. Per quanto riguarda il dato relativo al salario orario medio (Average Hourly Earnings), un importante indicatore per l’andamento dell’inflazione, le stime sono di una crescita dello 0,3% (dato di gennaio: +0,2%). Sempre venerdì il Dipartimento del Commercio comunicherà il dati di gennaio sulle scorte dei grossisti (Wholesale Inventories) e sulla bilancia commerciale (Trade Balance). Sul fronte societario sono poche e di modesta importanza le trimestrali in programma questa settimana. Per domani segnaliamo la trimestrale del gigante della distribuzione Costco (US22160K1051) e per giovedì quella dell’impresa dei chip National Semiconductor (US6376401039). Sempre giovedì la maggior parte delle compagnie del settore della distribuzione comunicherà i dati sull’andamento delle vendite nel mese di febbraio.
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