Il comparto ciclici dell’azionario USA è stato eccessivamente penalizzato

Un laptop mostra un grafico

Il comparto dei titoli sensibili al ciclo economico USA offre in questo periodo opportunità d’investimento interessanti, perché stanno ancora scontando la pressione di un contesto poco propenso al rischio, spiegano gli esperti di Royce & Associates, la sussidiaria Legg Mason.
Whitney George, CO-CIO di Royce, precisa che “il contesto sembra andare, per il momento, a senso unico: si preferiscono le obbligazioni del Tesoro e si evita tutto il resto, in particolare, i titoli delle società a bassa capitalizzazione e di quelle sensibili al ciclo economico”.
“Noi investiamo invece a lungo termine e riteniamo che il mercato abbia penalizzato eccessivamente i titoli dei settori ciclici, tra cui la tecnologia, il settore industriale e le materie prime, dove continuiamo a individuare delle ottime opportunità per accumulare valore. È un tipo di disciplina che ci ripaga molto bene da molto tempo”.
Secondo George, l’attuale contesto richiama i primi mesi del 2008, quando il team si trovò a detenere numerosi titoli sensibili al ciclo economico che da lì a poco avrebbero subito una correzione ben prima del resto del mercato. Un altro periodo analogo potrebbe essere quello della bolla tecnologica alla fine degli anni ’90.
“In quel periodo, fu l’avidità a determinare che il flusso dell’attività d’investimento mirasse quasi esclusivamente ai titoli legati a Internet, ovviamente a scapito delle aziende dei settori più tradizionali”, continua George. “Oggi ci troviamo davanti a qualcosa di analogo, solo che questa volta, considerando le difficoltà che tutti hanno dovuto superare negli ultimi anni, è la paura a spingere gli investitori verso i buoni del Tesoro a 10 anni, percepiti come sicuri. Non si può predire quando s’invertirà questa tendenza, ma quando ciò avverrà – probabilmente come conseguenza di una combinazione di tassi in rialzo e di una qualche chiarezza da parte del governo su importanti questioni politiche – il mercato potrebbe imboccare la direzione opposta, come dimostra il nostro successo tra il 2000 e 2007. Siamo fermamente convinti che la tendenza sia un ritorno ai valori medi”.
I 611 milioni di dollari gestiti dal fondo Legg Mason Royce Smaller Companies Fund sono allocati con un sovrappeso nel settore industriale, nelle materie prime e nell’energia, mantenendo ridotta l’esposizione ai finanziari e ai titoli del settore sanitario.
Sulla base delle attuali valutazioni, Lauren Romeo, lead portfolio manager del Fondo, ritiene che spostare gli investimenti verso i settori tradizionalmente difensivi, quali i beni di consumo e il settore sanitario, non genererebbe nuovo valore.
Nello specifico, continua Romeo, “nel settore sanitario ci sono dei business model che ci piacciono, ma i prezzi, che già due anni fa non erano più interessanti, ora sono ancora più alti”.
George aggiunge: “La nostra migliore difesa non è rappresentata dai settori coperti dalle nostre posizioni, bensì dalla forza e dai buoni bilanci delle singole aziende, oltre che naturalmente dal prezzo al quale le abbiamo acquistate. In questo periodo, la maggior parte degli investitori confronta il guadagno degli investimenti all’1,6% che rendono i Treasury bond a 10 anni e quindi è disposta ad accettare una performance dell’azionario più bassa nel lungo termine, investendo nelle società che considerano più difensive e meno sensibili al ciclo economico. Alla lunga questa non è una formula vincente”.In un tale contesto, continua Lauren Romeo, i titoli azionari a bassa capitalizzazione sono particolarmente interessanti. “Dividendo il Russell 2000 in quartili sulla base degli utili ricavati dal capitale investito, il quartile di maggiore qualità presenta quotazioni significativamente scontate rispetto al quartile di minore qualità”, precisa Romeo. “Su base assoluta e relativa, ossia all’interno del settore a bassa capitalizzazione stesso e rispetto alle aziende più grandi, le piccole società di alta qualità sono in questo momento un investimento estremamente interessante”.

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