Outlook su valute e tassi d’interesse

L’economia USA è sulla via della ripresa, supportata in gran parte dal suo mercato immobiliare. I prezzi degli immobili aumentano, il numero dei debiti ipotecari ai minimi storici, e le riserve di immobili sono basse. Ci sono buoni fondamentali per credere al rimbalzo del mercato immobiliare statunitense. In secondo luogo, il tasso di disoccupazione sta scendendo negli USA, anche se la ripresa dell’occupazione nel settore immobiliare è ancora stentata: la ripresa in questo settore farà da effetto moltiplicatore per l’economia.
Questa ripresa negli Stati Uniti potrebbe portare a rialzare i tassi di interesse prima che in qualsiasi altra parte del mondo industrializzato e prima di quanto i mercati non si aspettino, cosa che dovrebbe contribuire a rafforzare il dollaro. Il mercato sta prezzando in tassi di interesse fermi negli USA almeno fino al 2016, ma con l’aumento dei payroll, la disoccupazione potrebbe scendere al 6.5% entro la metà del 2014 Ovvero alla soglia in base a cui la Fed riconsidererebbe l’aumento dei tassi. Anche se l’economia raggiungesse la soglia di disoccupazione del 6.5% nel 2014, non è detto che i tassi sarebbero alzati automaticamente, ma sicuramente il mercato dovrebbe cominciare a prezzare l’aumento dei tassi prima delle attuali previsioni.
Non credo che la Fed chiuderà troppo presto il programma di quantitative easing perché non intende soffocare la ripresa e farà tesoro di simili errori politici fatti in Europa. Certo, quando comincerà a chiudere i rubinetti, mi aspetto svendite di asset rischiosi come le azioni. Anche nei mercati obbligazionari sarà probabilmente svenduto il rischio, e i Treasuries saranno i meno compromessi, tuttavia è ancora prematuro togliere rischio credito al proprio portafoglio. Per quanto riguarda le obbligazioni rendimento high yield ad esempio, i tassi di default rimangono bassi e c’è ancora una grande richiesta di entrate.
Con i tassi di disoccupazione ancora molto alti nel mondo, mi aspetta che le banche centrali continuino a spostare la propria attenzione dal rispetto del target inflazione alla riduzione della disoccupazione e allo stimolo della crescita economica. In questo contesto, le strategie di protezione dall’inflazione offrono ancora opportunità interessanti, con le obbligazioni indicizzate UK tra le sue preferite poiché l’economia inglese rimane particolarmente incline ai rialzi inflattivi.

DEFICIT INGLESE E STERLINA
L’economia inglese ha un enorme deficit di bilancio e scarse prospettive di crescita economica. Sulla scia di questi fattori, quest’anno la sterlina è crollata velocemente ed è probabile che la valuta si indebolisca ulteriormente. Storicamente, una svalutazione della sterlina è preceduta da un deficit di bilancio superiore al 3% sul PIL. Il Regno Unito ha un deficit corrente che nel terzo trimestre del 2012 ammontava al 3.9% del PIL, mentre il dato relativo al quarto trimestre era del 3.6%. L’economia nazionale ha bisogno di riequilibrarsi, ma la sterlina forte lo ha impedito.

VALUTE
Sono decisamente positivo sul dollaro – sovrappeso nel fondo – in quanto sembra fortemente sottovalutato date le prospettive di una ripresa ancora più forte nell’economia USA rispetto a quanto visto. Per contro, sono decisamente negativo su yen e sterlina. Inoltre, anche se non sono mai stato negativo come molti sull’euro, mantengo una buona allocazione sull’euro, anche se la maggior parte dell’esposizione valutaria è sul dollaro.

MERCATI EMERGENTI
Il debito dei mercati emergenti mi preoccupa per ragioni di valutazione tecnica e per i fondamentali. Gran parte del debito emergente è in mano a stranieri, e questo è potenzialmente un rischio qualora ci sia un’interruzione di questi flussi di capitali. Un aumento dei rendimenti dei Treasury USA e un dollaro forte potrebbero fare da catalizzatore per una simile inversione dei flussi. Inoltre, le valutazioni di molti mercati emergenti non tengono in considerazione i rischi sistemici di questi Paesi e quindi crediamo che gli attuali spread non siano sufficientemente interessanti.
Non bisogna poi dimenticare la Cina: la preoccupazione qui è che il mercato si aspetti tassi di crescita troppo alti poiché il suo modello di crescita trainato dagli investimenti è stato finanziato da un’enorme bolla del credito. A nostro avviso questa è una crescita insostenibile, e una crescita economica inferiore della Cina avrà conseguenze negative per altri mercati emergenti che sono esportatori del Paese, ad esempio il Brasile.

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