Il ritorno in auge della volatilità questa estate si mantiene in linea con gli schemi visti negli ultimi due anni. Tuttavia, la natura di questa volatilità è diversa da quella vista nelle fasi precedenti. Molto importante, i cosiddetti asset rischiosi, come l’azionario, e quelli percepiti come ‘porti sicuri’ hanno perso valore all’unisono. Questo è un deciso scostamento dal comportamento dei prezzi registrato nel 2011 e 2012, quando la debolezza negli asset rischiosi andava di pari passo con le buone performance del debito governativo. Perché c’è stato questo cambiamento nella correlazione? In breve, sembra essere un riflesso delle preoccupazioni del mercato per una prematura chiusura dei rubinetti del quantitative easing; il cosiddetto ‘tapering’ che ha riempito le pagine di giornale fin dalla fine di maggio. La politica monetaria rilassata degli Stati Uniti è stata vista da molti come la ragione principale dei rendimenti dei Treasuries – e in generale per i prezzi degli asset inflazionati – estremamente bassi negli ultimi anni, e tale passo indietro della Fed è stato visto come un possibile innesco di ribassi. Oltre a questo, i timori che la crescita globale non si potesse autosostenere senza questo tipo di politica monetaria della banca centrale, si sono manifestati nei ribassi delle azioni, che sono stati ulteriormente esacerbati dai segnali di debolezza dell’economia cinese.
LA PREOCCUPAZIONE PER IL ‘TAPERING’ È SENSATA?
Crediamo che le preoccupazioni per un ‘tapering’ a brevissimo siano fuori luogo. Da maggio né Bernanke, e neanche altri membri della commissione, hanno detto niente di nuovo che facesse pensare a un cambiamento immediato della politica della Fed. Di conseguenza, l’ampiezza delle oscillazioni dei prezzi sembra decisamente fuori luogo e dovrebbe creare opportunità di investimento per investitori che sappiano vedere al di là del brevissimo termine. In particolare, ci sono stati notevoli movimenti negli asset a reddito fisso. Crediamo che questo abbia migliorato il valore offerto dai Treasuries USA a lunga scadenza. In un mondo in cui liquidità e titoli di Stato occidentali a breve scadenza rimangono negativi, i rendimenti degli asset con scadenze più lunghe sono decisamente interessanti. Comunque, continuiamo a ritenere i titoli di Stato con scadenze brevi come vulnerabili a causa della loro dispendiosità. Rimane il fatto che, qualunque sia il motivo dei bassi rendimenti attuali, anche nel miglior scenario possibile per questi asset il ritorno dell’investimento sarebbe magro dopo un lungo periodo in cui questi asset hanno offerto la sicurezza, percepita, di bassa volatilità, di pari passo con capital gain interessanti. La percezione degli investitori rispetto a questi asset potrebbe cambiare radicalmente in caso di perdite di capitale importanti.
IL RALLENTAMENTO DELLA CINA Da maggio il periodo di confusione sui mercati ha scatenato la debolezza dell’azionario asiatico ed emergente e delle rispettive valute. Questo sembra essere stato generato quasi interamente da un atteggiamento generalizzato di ‘risk-off’ dove gli asset meno liquidi tendono a riportare la cadute maggiori, ma ci sono anche delle preoccupazioni fondamentali in Cina che sembrano aver avuto un ruolo.
I numeri sulla crescita sono rallentati, mentre i tentativi apparenti della banca centrale di controllare l’uso del credito e riequilibrare l’economia verso un modello più focalizzato sulla domanda interna sono stati citati da molti come probabili cause di ulteriori rallentamenti in futuro. La nostra prospettiva è che difficilmente si riesce a prevedere con successo quali saranno i fondamentali economici. In più, anche se si prevedono bene questi fondamentali spesso si capisce ben poco di cosa accadrà in futuro al prezzo degli asset. Crediamo che, tuttavia, questi segnali di valutazione possano fornire una guida e al momento vediamo i mercati azionari, come Cina e Corea, offrire un’ottima compensazione per l’assunzione di rischio.
METTERE I SOLDI AL LAVORO Gli ultimi due mesi sono stati turbolenti. Tuttavia, non c’è niente che ci fa pensare che dovremo essere ancora più preoccupati circa le variabili chiave come la crescita globale e l’inflazione rispetto all’inizio del trimestre. Mentre rimangono alcune preoccupazioni, in primo luogo in Cina e per il riemergere di problemi politici nell’Eurozona, questi non sono nuovi, mentre il quadro generale per la crescita globale rimane pressoché inalterato. Inoltre, un ambiente caratterizzato da un’inflazione bassa è di supporto ai politici nel perseguire politiche a favore della crescita, come abbiamo visto di recente nelle affermazioni di Mark Carney, il nuovo governatore della BoE.
Di conseguenza, il solo effetto delle oscillazioni di prezzo è stato lasciare gli asset a valutazioni più interessanti rispetto a quanto non fossero in precedenza. In quanto investitori di lungo termine, siamo quindi più propensi ad assumere un po’ più di rischio rispetto al passato, anche se con prudenza.
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