Il prezzo del petrolio ha chiuso anche oggi in deciso ribasso. Il future sul WTI con scadenza settembre ha perso al NYMEX il 4,1% a $45,17 al barile. Si tratta del più basso livello dallo scorso 19 marzo.
Il future sul Brent con scadenza settembre ha chiuso all’ICE in calo del 5,2% a $49,52 al barile, ovvero ai minimi dal 29 gennaio.
A far precipitare le quotazioni del prezzo del petrolio sono stati diversi fattori. Innanzitutto i nuovi segnali di indebolimento dell’economia della Cina, il secondo maggiore consumatore al mondo di greggio. Markit ha comunicato oggi che il suo indice per il settore manifatturiero cinese è sceso a luglio ai minimi da due anni. Già sabato l’indice della CFLP (China Federation of Logistics and Purchasing) aveva segnalato un ulteriore rallentamento dell’attività manifatturiera cinese.
Gli investitori temono inoltre che l’offerta sul mercato petrolifero resterà elevata. Bijan Zanganeh, il ministro del Petrolio dell’Iran, ha dichiarato che il suo Paese potrà aumentare la produzione di 500.000 barili al giorno entro una settimana appena saranno rimosse le sanzioni internazionali.
A pesare è stata infine ancora la notizia del nuovo aumento del numero di impianti di trivellazione negli USA. Il dato, pubblicato venerdì scorso da Baker Hughes (US0572241075), ha ridotto le speranze del mercato che la produzione statunitense possa aver raggiunto un picco.