La Russia aderirà alle discussioni con l’OPEC su un congelamento della produzione solo dopo che i suoi membri avranno raggiunto un’intesa tra loro. Lo riporta Bloomberg.
Il cartello dei produttori di petrolio terrà il prossimo 28 settembre, ai margini dell’IEF (International Energy Forum) di Algeri, una riunione informale per discutere su come stabilizzare il mercato petrolifero.
La delegazione russa, guidata dal ministro dell’Energia Alexander Novak, parteciperà al forum nella capitale algerina e si incontrerà con i delegati di altri Paesi, ma potrebbe ripartire prima di mercoledì, quando si terrà la riunione dell’OPEC.
Le fonti citate da Bloomberg indicano che Mosca prenderà parte alle trattative su un congelamento della produzione dopo che sarà invitata formalmente dall’OPEC a farlo.
I prezzi del petrolio sono stati volatili durante i giorni scorsi in vista della riunione informale di Algeri. Venerdì scorso le quotazioni sono precipitate di circa il 4% dopo che è circolata la voce che le posizione dell’Iran e dell’Arabia Saudita restano lontane sulle condizioni di un accordo.
Ad aprile il vertice di Doha sul petrolio era fallito dopo che Teheran si era rifiutata – come richiesto da Riad – di partecipare ad un piano per stabilizzare il mercato. Il governo iraniano ha più volte ribadito durante le scorse settimane di non voler rinunciare a riportare la sua produzione ai livelli pre-sanzioni.
La Russia, che non fa tuttavia parte dell’OPEC, ha tutt’altra posizione nei confronti dell’Iran. Il governo russo ritiene che con Teheran occorra fare un’eccezione, visto che sta cercando di ridare vigore alla sua industria petrolifera. “La produzione dell’Iran è molto bassa a causa delle ben note sanzioni imposte al Paese”, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin all’inizio di settembre. “Non sarebbe giusto lasciarla a questi livelli”, ha aggiunto.
La produzione russa di petrolio ha raggiunto lo scorso martedì il livello recordo di 11,75 milioni di barili al giorno, e ha ammontato ad agosto in media a circa 10,71 milioni di barili al giorno.
L’aumento della produzione da parte della Russia ha contribuito alla crescita dell’offerta a livello mondiale e, di conseguenza, a mantenere bassi i prezzi. In caso questa sovrabbondanza di greggio dovesse persistere, l’OPEC potrebbe intavolare discussioni subito dopo la conferenza di Algeri.
Lo scettiscismo su un’intesa su un congelamento della produzione ha fatto precipitare venerdì scorso le quotazioni dell’oro nero. Il future sul WTI con scadenza novembre ha perso al NYMEX il 4% a $44,48 al barile. Si è trattato della più forte perdita in una seduta da due mesi e mezzo. Il future sul Brent con scadenza novembre ha perso all’ICE il 3,7% a $45,89 al barile.
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