Dopo il leggero calo di ieri, il prezzo del petrolio ha ripreso oggi il suo recente rally. Il future sul WTI con scadenza novembre ha guadagnato al NYMEX il 2,3% a 49,83 dollari al barile. Si tratta del più alto livello dal 29 giugno. Il future sul Brent con scadenza dicembre ha guadagnato all’ICE l’1,9% a 51,86 dollari al barile. Era dal 9 giugno che la quotazione del petrolio estratto nel Mare del Nord non chiudeva a tali livelli.
Le scorte statunitensi di greggio sono calate per la quinta settimana di fila e toccato i più bassi livelli da gennaio. Gli operatori hanno osservato che questa striscia di cali è un segnale chiaramente rialzista per i prezzi perché è avvenuta in un periodo in cui la domanda d’abitudine scende e le raffinerie negli Stati Uniti riducono l’attività.
Il petrolio si è apprezzato nelle ultime sei sedute del 13% dopo che l’OPEC ha annunciato mercoledì scorso di aver raggiunto un accordo per limitare la produzione per la prima volta da otto anni.
Jeff Currie, capo analista sulle materie prime di Goldman Sachs, crede che sia difficile che i prezzi del petrolio possano superare $55 al barile nel breve termine. “Sul mercato ci sarà un elevato eccesso di offerta il prossimo anno”, ha spiegato in un’intervista a Bloomberg.
Currie ha osservato che i Paesi che producono a basso costo, come la Russia, stanno aumentando sia la produzione che le loro quote di mercato e questo “è il nocciolo del nuovo ordine del petrolio”. Currie ha aggiunto di attendersi inoltre “una montagna di forniture” dai grandi progetti commissionati negli ultimi 5-10 anni.
La scorsa settimana Goldman Sachs aveva indicato che l’accordo raggiunto dall’OPEC avrebbe potuto valere fino a 10 dollari per il prezzo del petrolio. Tuttavia la banca d’affari aveva espresso scetticismo sull’implementazione delle quote proposte dai membri del cartello.
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