La quotazione dell’oro ha perso questa settimana circa il 5%, ma Goldman Sachs ha stabilito un limite cui gli investitori possono attenersi.
La reazione dei prezzi del metallo giallo alla possibilità di un rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti alla fine dell’anno è stata “maggiore del previsto”, si legge in una nota pubblicata oggi. Ciò fa pendere i rischi relativi alla nostra stima di un prezzo di 1.280 dollari l’oncia alla fine del 2016 “moderatamente verso il basso”, osserva la banca d’affari.
Anche se Goldman continua ad attendersi che i tassi reali saliranno negli Stati Uniti verso la fine dell’anno, crede che alcuni fattori limiteranno le vendite sull’oro: i forti acquisti da parte degli ETF e la richiesta di lingotti, che rimarranno probabilmente intatti, così come la forte domanda fisica. Goldman indica inoltre che la domanda di investimenti in oro in Cina potrebbe accelerare.
Gli analisti ritengono quindi che un eventuale nuovo sell’off che facesse scendere il prezzo dell’oro significativamente sotto quota 1.250 dollari, rappresenterebbe un’opportunità d’acquisto, “visto che rimangono importanti rischi ribassisti per la crescita globale, ed è probabile che i mercati continuino a temere che le politiche monetarie non siano in grado di rispondere ai potenziali shock per l’economia”.
Il prezzo dell’oro è sceso ieri per la quinta seduta di fila. Il future al Comex ha perso l’1,2% e chiuso a 1.253 dollari l’oncia, ovvero ai minimi da quattro mesi. A pesare sono stati ancora una volta i timori legati ad un rialzo dei tassi e l’apprezzamento del dollaro. Ieri l’oro ha anche chiuso per la prima volta da inizio febbraio sotto la media mobile a 200 giorni. Una violazione di questo importante livello segnala abitualmente la continuazione del trend ribassista.
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