Il prezzo dell’oro ha chiuso oggi per la sesta seduta di fila in ribasso. Il future con scadenza dicembre ha perso al Comex lo 0,1% a 1.251,90 dollari l’oncia. Si tratta del più basso livello dall’inizio di giugno. Durante l’intera settimana il prezzo dell’oro è sceso di circa il 5%, registrando la peggiore performance settimanale da tre anni.
Il prezzo dell’oro ha tentato oggi una ripresa ed ha reagito in un primo momento positivamente al rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti, ma ha azzerato i guadagni nelle ultime ore di contrattazione.
La prima economia mondiale ha creato a settembre 156.000 posti di lavoro, contro i 176.000 attesi dagli analisti. Il tasso di disoccupazione è salito inoltre a sorpresa dal 4,9% al 5%. La notizia ha solo ridotto solo brevemente i timori relativi ad una stretta monetaria.
Stanley Fischer, il vicepresidente della Fed, ha indicato che i dati sull’occupazione di settembre sono stati “molto vicini” a livelli ideali, non così positivi da spingere l’istituto centrale ad alzare i tassi aggressivamente né così negativi da indurlo a stimolare l’economia.
Loretta Mester, presidente della Fed di Cleveland, ha da parte sua dichiarato che il rapporto sull’occupazione di settembre è stato “solido” e ha rafforzato la sua opinione per cui “è sensato” alzare i tassi di interesse. “Non è necessario portare i tassi in rialzo significativamente, ma vorrei che restassimo su quella strategia graduale che abbiamo annunciato”. Per Mester, quindi, la Fed potrebbe agire ad ogni riunione del suo comitato esecutivo.
Un rialzo dei tassi è negativo per l’oro perché riduce i rischi di inflazione e rafforza il dollaro. L’apprezzamento del biglietto verde è stato questa settimana il fattore che ha pesato maggiormente sul metallo giallo. Il Dollar Index ha aggiornato oggi i ai massimi da due mesi. Se il dollaro si rafforza le materie prime denominate nella valuta statunitense diventano meno appetibili per chi possiede altre divise.
Prima della pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro Goldman Sachs aveva consigliato in una nota di iniziare ad acquistare il metallo giallo in caso di quotazioni sensibilmente al di sotto di 1.250 dollari. La banca d’affari ha indicato che alcuni fattori dovrebbero sostenere l’oro, tra cui i rischi ribassisti per la crescita globale (Quotazione oro: Goldman vede opportunità di acquisto sotto 1.250 dollari).
Ancora più ottimista è Jeffrey Nichols, di American Precious Metals Advisors, che stima che i prezzi non scenderanno sotto 1.250 dollari. “Se questo importante livello tecnico terrà, come credo, l’oro potrebbe presto tornare in un trend di crescita”. Secondo Nichols la pressione ribassista sul metallo giallo sarebbe stata causata soprattutto dalle vendite degli speculatori sul mercato dei futures, mentre la domanda da parte degli investitori privati ed istituzionali continuerebbe ad essere solida. L’analista si attende che il segmento degli ETF continuerà a crescere e sosterrà le quotazioni dell’oro.
Tra gli altri principali metalli, l’argento ha perso oggi lo 0,2% a $17,38 l’oncia (-9,6% in settimana) e il platino lo 0,4% a $962,60 l’oncia (-7% in settimana). Il palladio ha guadagnato lo 0,2% a $667,40 l’oncia (-7,5% in settimana) e il rame meno di un cent a $2,164 per libra (-2,1% in settimana).
Il forte calo dei prezzi dei metalli preziosi ha pesato fortemente sui titoli dei produttori di oro e argento. L’indice settoriale Philadelphia Gold and Silver è sceso questa settimana del 13,5%.
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