Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi in ribasso. Il future sul WTI con scadenza novembre ha perso al NYMEX lo 0,8% a 49,94 dollari al barile. Era dal 7 ottobre che il greggio quotato a New York non chiudeva sotto 50 dollari al barile. Anche il future sul Brent con scadenza dicembre è sceso dello 0,8% ed ha terminato la seduta a 51,52 dollari al barile.
A pesare sui prezzi del petrolio sono stati i timori legati all’aumento dell’offerta sul mercato. Ali Kardor, il direttore della Compagnia petrolifera nazionale iraniana (NIOC), ha dichiarato che la Repubblica Islamica spera di incrementare la sua produzione nelle prossime due settimane a circa 4 milioni di barili al giorno, dagli attuali 3,89 milioni. Le esportazioni dovrebbero inoltre passare da 2,2 milioni di barili a 2,4 milioni di barili al giorno.
“Crediamo che saremo in grado di esportare 2,5 milioni di barili al giorno entro la fine dell’anno (secondo il calendario iraniano) e che i condensati di gas saranno allora a 500.000 milioni di barili al giorno”, ha dichiarato Kardor ai margini di una conferenza in Teheran.
Il ministro del Petrolio, Bijan Zanganeh, ha affermato da parte sua che l’Iran punta a raggiungere una capacità di produzione di 4,03 milioni di barili al giorno, entro la fine dell’anno iraniano nel marzo del 2017. Il vice ministro del Petrolio, Amir Hossein Zamaninia, ha osservato che un tale livello è poco inferiore alla produzione pre-sanzioni di 4,085 milioni di barili al giorno.
Zamaninia ha sottolineato che l’Iran vuole raggiungere i livelli pre-sanzioni prima di discutere su un congelamento della produzione. “Ne parleremo a novembre”, ha risposto alla domanda se l’Iran fosse pronto a congelare o a tagliare la sua produzione.
Il suo superiore, Zanganeh, aveva indicato lo scorso mese che l’Iran avrebbe discusso su un’azione dell’OPEC per stabilizzare il mercato quando la sua produzione sarebbe stata vicina a 4 milioni di barili al giorno.
Insieme alla Nigeria e alla Libia, l’Iran è uno dei tre Paesi escluso dall’accordo preliminare stretto dall’OPEC ad Algeri. Il cartello vuole limitare la sua produzione a 32,5-33 milioni di barili al giorno.
I dettagli del piano, incluse le quote con cui contribuiranno i singoli Paesi, saranno decisi alla riunione ufficiale del cartello in programma il prossimo 30 novembre a Vienna.
Tuttavia i mercati dubitano che l’OPEC sarà in grado di implementare un tetto alla produzione. Non solo l’Iran sta incrementando la sua offerta. La compagnia petrolifera di Stato National OIL Corporation (NOC) ha annunciato che la produzione della Libia è cresciuta a 560.000 barili al giorno, dai 540.000 barili della scorsa settimana. Il ministro del Petrolio della Nigeria, Emmanuel Ibe Kachikwu, ha dichiarato che il suo Paese vuole aumentare la sua produzione di 400.000 barili a 2,2 milioni di barili al giorno.
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