La quotazione dell’oro ha chiuso oggi in moderato rialzo. Il future sul metallo giallo con scadenza dicembre ha guadagnato al Comex lo 0,5% a 1.262,90 dollari l’oncia. Si tratta del più alto livello da quasi due settimane.
Il prezzo dell’oro ha beneficiato dell’indebolimento del dollaro. Il Dollar Index, che la scorsa settimana era salito ai massimi da circa otto mesi, è sceso fino a 97,61, da 97,88 di ieri. Il calo è stato causato dal forte rimbalzo della sterlina. Un dollaro più debole è un fattore positivo per le materie prime denominate nella valuta americana perché le rende più appetibili per chi possiede altre divise.
A sostenere l’oro, il bene rifugio per eccellenza, sono state anche i crescenti timori legati ad un’accelerazione dell’inflazione. I prezzi al consumo sono aumentati negli Stati Uniti a settembre su base annua dell’1,5%. Si è trattato del più forte aumento su anno dalla fine del 2014. Venerdì scorso Janet Yellen aveva segnalato che la Fed potrebbe essere disposta a tollerare un’inflazione superiore all’attuale target del 2%.
Secondo un’indagine effettuata da Reuters alla conferenza della London Bullion Market Association a Singapore, il prezzo dell’oro tornerà probabilmente il prossimo anno al di sopra di $1.300 l’oncia. Gli esperti interpellati dall’agenzia stampa credono che un’accelerazione della domanda fisica controbilancerà ulteriori eventuali rialzi dei tassi da parte della Fed. Le stime medie dell’indagine prevedono per la fine dell’anno un prezzo dell’oro a $1.275 l’oncia, prima di un rimbalzo a $1.305 l’oncia nel 2017.
Tra gli altri principali metalli, l’argento ha guadagnato oggi lo 0,9% a $17,64 l’oncia, il palladio lo 0,3% a $639,40 l’oncia e il platino l’1,1% a $946,50 l’oncia. Il rame ha chiuso sostanzialmente invariato a $2,106 per libra.
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