La pressione sui prezzi del petrolio è aumentata ulteriormente dopo che i dati dell’API (American Petroleum Institute) hanno evidenziato un notevole aumento delle scorte statunitensi di greggio. Il Brent, che aveva finito la seduta a $48,14, è sceso fino a $47,86. Dopo aver chiuso a $46,67, il WTI quota al momento a $46,39 al barile.
L’API stima che le scorte statunitensi di petrolio siano aumentate la scorsa settimana di 9,3 milioni di barili. Si tratta del più forte aumento da marzo. Gli analisti interpellati da S&P Global Platts avevano previsto un aumento di 1,9 milioni di barili.
Le scorte di benzina sono calate la scorsa settimana di 3,6 milioni barili. Gli esperti avevano atteso un calo di 1,5 milioni di barili. Le scorte di distillati sono scese di 3,1 milioni di barili (stime: -1,8 milioni di barili). Le scorte di distillati erano calate già nelle tre settimane precedenti.
Le scorte di greggio al terminale di Cushing sono aumentate di 1 milione di barili. Si tratta del più forte aumento da tre mesi.
Se i dati ufficiali dell’EIA (Energy Information Administration), che saranno pubblicati mercoledì alle 16:30 (ora italiana), dovessero confermare il forte aumento delle scorte, allora i prezzi del petrolio potrebbero accelerare al ribasso. Il sentiment nei confronti del greggio è già molto negativo dopo che i membri dell’OPEC non hanno potuto superare nella riunione “tecnica” di venerdì le loro divergenze su come implementare i tagli alla produzione (Petrolio: Le divisioni nell’OPEC allontanano il riequilibrio del mercato).
Goldman Sachs ha avvertito che se il cartello non dovesse riuscire a raggiungere un accordo per realizzare il suo piano per limitare l’offerta sul mercato le quotazioni del petrolio potrebbero crollare fino a circa 40 dollari al barile (Petrolio: Senza accordo OPEC, prezzi crolleranno a 40 dollari).
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