Nonostante il prezzo del petrolio quoti a dei bassi livelli, gli analisti non si attendono un loro rimbalzo. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Wall Street Journal presso 14 grandi banche d’investimento.
Gli esperti prevedono che i prezzi del petrolio resteranno nel 2017 al di sotto di 60 dollari al barile. Durante l’estate molte delle stesse banche prevedevano per il prossimo anno prezzi superiori a 70 dollari al barile.
Il Brent ed il WTI sono precipitati ieri ai minimi da cinque settimane dopo che le scorte statunitensi di greggio hanno registrato un aumento record. Intanto l’accordo preliminare dell’OPEC volto a limitare la produzione sembra a rischio mentre manca meno di un mese alla riunione ufficiale di Vienna.
Ad ottobre i prezzi del petrolio erano saliti sensibilmente spinti dall’aspettativa di un calo dell’offerta sul mercato. Un analista di Commerzbank, consultato dall’autorevole quotidiano finanziario, ha osservato che il rally è stato dovuto alla speculazione, ma i fatti hanno mostrato la sua insostenibilità. L’esperto della banca tedesca si attende che i prezzi del petrolio saliranno solo leggermente nel 2017.
Come nell’indagine del mese prima, gli analisti interpellati dal Wall Street Journal prevedono che il prossimo anno il Brent quoterà in media a 56 dollari al barile. Le previsioni per il WTI sono invece scese da 55 a 54 dollari al barile.
I dati dell’EIA (Energy Information Administration) hanno mostrato ieri che le scorte statunitensi di petrolio sono balzate la scorsa settimana di 14,4 milioni di barili. Si è trattato del più forte aumento dall’inizio delle serie storiche. La produzione è inoltre cresciuta per la seconda settimana di fila.
La recente ripresa dei prezzi ha spinto negli ultimi mesi il settore statunitense degli scisti ad incrementare l’attività di trivellazione. Molti produttori stimano di essere profittevoli anche con un prezzo del barile tra 40 e 50 dollari.
Negli Stati Uniti ci sono anche migliaia di pozzi perforati ma non ancora sottoposti a fratturazione idraulica. Molti di essi hanno ottenuto il via libera e potrebbero presto iniziare la produzione. L’eccesso di offerta potrebbe quindi ancora aumentare rinviando il riequilibrio del mercato.
Gli investitori guardano inoltre al vertice dell’OPEC in programma alla fine di questo mese. Secondo gli analisti i prezzi del petrolio saranno fortemente influenzati verso la fine dell’anno dalle decisioni che prenderà il cartello.
L’OPEC ha raggiunto a fine settembre ad Algeri un accordo preliminare per tagliare la sua produzione di circa 700.000 barili al giorno a 32,5-33 milioni di barili al giorno. La notizia ha potuto spingere solo temporaneamente i prezzi del petrolio. La riunione “tecnica” tenutasi venerdì scorso nella capitale austriaca si è conclusa con un nulla di fatto. L’Iran e l’Iraq hanno insistito di essere esentati dal piano volto a stabilizzare il mercato. Anche l’incontro di sabato con i Paesi non-OPEC non ha condotto a risultati concreti.
“Le discussioni dovevano incrementare la fiducia in un accordo, invece hanno fatto aumentare lo scettiscismo”, ha indicato Morgan Stanley in una nota. “L’OPEC rimane in un vicolo cieco”, ha aggiunto.
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