I prezzi del petrolio sono scesi oggi per la quinta seduta consecutiva. Il future sul WTI con scadenza dicembre ha chiuso al NYMEX in flessione dell’1,5% a 44,46 dollari al barile. Si tratta del più basso livello dal 23 settembre. Il future sul Brent con scadenza dicembre ha perso all’ICE l’1,1% a 46,35 dollari al barile. Per il benchmark globale si tratta dei minimi dal 27 settembre.
In Nigeria, il maggiore produttore africano di greggio, c’è stato un nuovo attacco all’oleodotto che trasporta idrocarburi all’importante terminale di Forcados. La notizia ha potuto sostenere solo brevemente i prezzi del petrolio.
Gli investitori continuano a temere che il mercato petrolifero avrà bisogno di più tempo del previsto per tornare in equilibrio. Mentre mancano meno di quattro settimane al vertice di Vienna, i membri dell’OPEC restano divisi su come implementare l’accordo di Algeri per stabilizzare i prezzi. Intanto l’organizzazione continua a pompare senza sosta. Sia secondo un’indagine di Bloomberg che secondo una di Reuters la produzione dell’OPEC ha raggiunto ad ottobre un livello record.
Gli ultimi dati dell’EIA (Energy Information Administration), pubblicati ieri, hanno inoltre segnalato che l’offerta da parte degli Stati Uniti potrebbe accelerare. Le scorte statunitensi di greggio hanno registrato la scorsa settimana un aumento record. La produzione è cresciuta oltre a ciò per la seconda settimana di fila.
Non stupisce quindi che da un sondaggio condotto dal Wall Street Journal presso 14 banche d’affari sia emerso che gli analisti sono prudenti sulle prospettive del prezzo del petrolio. Gli esperti si attendono che il barile resterà anche il prossimo anno sotto 60 dollari (Prezzo petrolio: Ci sarà un rimbalzo? Gli esperti dicono di no).
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