Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi in leggero ribasso. Il future sul Brent con scadenza gennaio è sceso all’ICE dello 0,7% a 44,33 dollari al barile. Si tratta del più basso livello dal 10 agosto. Il future sul WTI con scadenza dicembre ha perso al NYMEX lo 0,2% a 43,32 dollari al barile. Era dal 19 settembre che il greggio quotato a New York non chiudeva a tali livelli.
Durante la seduta il WTI ha toccato un minimo a 42,20 al barile, prima di registrare una significativa ripresa. Secondo quanto riporta “Bloomberg” i Paesi dell’OPEC avrebbero lanciato un’ultima offensiva diplomatica per raggiungere un accordo sui tagli alla produzione. L’iniziativa sarebbe guidata da Algeria, Qatar e Venezuela nel tentativo di superare le divergenze tra i maggiori produttori del cartello, ovvero Arabia Saudita, Iraq e Iran.
Quando mancano ormai solo due settimana al vertice di Vienna, l’OPEC non ha ancora un piano per finalizzare quanto pattuito in via preliminare ad Algeri alla fine di settembre.
A detta della fonte di “Bloomberg”, che ha chiesto di rimanere anonima, l’Arabia Saudita sarebbe disposta a tagliare la produzione, ma solo lo sforzo si baserà su quattro pilastri. Tutti i membri devono dare il consenso ad un’azione collettiva, si devono impegnare a ripartire equamente l’onere dei tagli, e fare in modo che ciò sia trasparente e credibile per il mercato. L’ultimo punto può essere raggiunto utilizzando le stime dell’OPEC sulla produzione dei membri piuttosto che ricorrendo ai dati elaborati dagli stessi Paesi.
In pratica, ha spiegato la fonte di “Bloomberg”, ciò significa che l’Arabia Saudita ritiene ancora che l’Iraq debba partecipare ai tagli e che l’Iran debba congelare la sua produzione attorno agli attuali livelli. Nessuno dei due Paesi si è detto finora disposto ad accettare tali condizioni. Come inizialmente deciso ad Algeri, la Libia e la Nigeria saranno esentate dal piano per ridurre l’offerta.
Secondo la fonte di “Bloomberg” l’Iran starebbe considerando una proposta di congelare la sua produzione attorno ai livelli che afferma di pompare attualmente, circa 4 milioni di barili al giorno, mentre le stime dell’OPEC indicano 3,7 milioni di barili al giorno. L’Iraq starebbe studiando un taglio della produzione, ma solo dal livello ufficiale di 4,8 milioni di barili al giorno e non dai 4,6 milioni di barili al giorno stimati dall’OPEC.
Bagdad ha chiesto di essere esentata dai tagli alla produzione perché si trova in guerra con l’IS. Teheran ha da parte sua insistito che non accetterà limiti alla sua produzione finché non sarà tornata a pompare ai livelli pre-sanzioni di circa 4 milioni di barili al giorno.
L’OPEC si è impegnata ad Algeri a limitare la sua produzione a 32,5 – 33 milioni di barili al giorno, contro i 33,6 milioni di barili al giorno prodotti ad ottobre. Il cartello sta inoltre cercando la cooperazione con gli altri grandi produttori, come la Russia, anche se finora nessuno si è impegnato concretamente a frenare la sua offerta. L’AIE, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, prevede che, se l’accordo raggiunto nella capitale algerina, non sarà implementato, il mercato petrolifero globale sarà nel 2017 in surplus per il quarto anno di fila con il rischio di un ulteriore calo dei prezzi.
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