Petrolio, AIE: La domanda crescerà fino al 2040, rischi da carenza nuovi progetti

Nonostante gli accordi di Parigi 2015 prevedano una riduzione della dipendenza energetica dai combustibili fossili, la domanda globale di petrolio continuerà a crescere fino al 2040. Lo ha dichiarato oggi Fatih Birol, il direttore dell’AIE, l’Agenzia Internazionale per l’Energia.

L’organizzazione con sede a Parigi ha presentato oggi il suo rapporto annuale “World Energy Outlook”. In conferenza stampa Birol ha spiegato che la domanda di petrolio continuerà a crescere perché attualmente ci sono poche alternative al greggio nel trasporto merci su strada, nell’aviazione e nell’industria petrolchimica.

Anche il miglioramento dell’efficienza dei motori a benzina e l’aumento dei veicoli elettrici non potrà frenare la crescita della domanda di petrolio. “L’era dei combustibili fossili sembra lungi dall’essere finita”, ha affermato.

L’AIE ha indicato che la domanda di petrolio potrebbe raggiungere un picco entro il 2020 se si adottasse un approccio più rigoroso sui cambiamenti del clima, ma ciò è diventato ancora più improbabile dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti. Il tycoon newyorkese ha definito i cambiamenti climatici “una bufala inventata dai cinesi” e detto che “cancellerà” gli accordi di Parigi.

“Potremmo assistere ad un cambiamento nella politica degli Stati Uniti e vista l’importanza dell’economia statunitense ci potrebbero essere implicazioni anche al di fuori degli Stati Uniti, ma è troppo presto per speculare su quali saranno questi cambiamenti e le implicazioni per il mercato energetico”, ha osservato Birol.

A Marrakech, in Marocco, si sta tendendo in questi giorni la cosiddetta Cop22, la Conferenza internazionale organizzata ogni anno dalle Nazioni Unite sui cambiamenti i climatici. L’obiettivo del vertice è di mettere in pratica gli impegni presi dalla comunità internazionale lo scorso anno a Parigi per lottare contro il riscaldamento del pianeta. Secondo Birol anche se la conferenza dovesse avere successo, gli sforzi non potrebbero bastare per frenare rapidamente il consumo di greggio.

“Oggi l’81% dell’energia globale deriva dai combustibili fossili e questa quota scenderà nel 2040 al 74%, anche se dovessero essere rispettati tutti gli impegni sull’ambiente”, ha sottolineato.

Nel suo scenario di base l’AIE prevede che la domanda globale di petrolio salirà di quasi il 12% a 103,5 milioni di barili al giorno nel 2040, contro i 92,5 milioni di barili al giorno del 2015.

La domanda di petrolio è prevista calare di quasi 12 milioni di barili al giorno nei Paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) entro il 2040. Tuttavia questo calo sarà più che compensato dagli aumenti in altre regioni. L’India sarà la principale fonte di crescita della domanda, mentre la Cina dovrebbe superare gli Stati Uniti e diventare il maggiore consumatore mondiale di greggio dopo il 2030.

In questo contesto l’AIE avverte che un rischio di breve termine per il mercato petrolifero potrebbe arrivare dalla direzione opposta, ovvero da una carenza di nuovi progetti, se i tagli delle spese nell’esplorazione-produzione negli anni 2015 e 2016 dovessero essere prolungati di un altro anno.

L’AIE osserva che il volume di risorse di petrolio convenzionale che hanno ricevuto l’approvazione per lo sviluppo è sceso nel 2015 ai minimi dagli anni Cinquanta e che i dati disponibili per il 2016 non mostrano segni di ripresa.

L’AIE ricorda che mentre i progetti di scisto negli Stati Uniti hanno un breve ciclo di investimento e sono in grado di reagire nel giro di qualche mese ai movimenti dei prezzi, i progetti convenzionali operano in ritmi diversi con tempi di esecuzione da tre a sei anni tra la decisione di investimento ed il primo petrolio estratto.

Gli esperti stimano quindi che se l’approvazione di nuovi progetti rimarrà bassa per il terzo anno di fila nel 2017, allora diventerà sempre più improbabile che la domanda e l’offerta possano essere in equilibrio nei primi anni del prossimo decennio senza che inizi un nuovo ciclo di alti e bassi per l’industria petrolifera.

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