L’oro potrebbe tornare alla ribalta. Ecco perché

L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ha avuto un forte impatto negativo sul prezzo dell’oro. Dai massimi raggiunti durante la notte elettorale americana il future sul metallo giallo ha perso al Comex circa il 10% e chiuso venerdì ai minimi da nove mesi. Gli stimoli fiscali promessi da Trump prima del voto hanno incrementato significativamente l’aspettativa di una crescita dei tassi e messo le ali al dollaro.

Il rendimento del Treasury a dieci anni, che l’8 novembre era pari all’1,85%, è salito venerdì oltre il 2,35%. Si tratta del più alto livello dal dicembre del 2015. Visto che l’oro non paga interessi, un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato riduce la sua appetibilità presso gli investitori.

Ancora più impressionante è stato l’andamento del dollaro. Il Dollar Index, l’indice che misura il valore del biglietto verde in relazione al paniere delle altre principali valute, è salito per dieci giorni di fila, toccando i massimi da quasi quattordici anni. La forza del dollaro è un fattore negativo per l’oro, che è denominato nella valuta statunitense, perché lo rende più caro per chi possiede altre divise.

I mercati scommettono che i tagli alle tasse e gli investimenti nelle infrastrutture promessi da Trump faranno accelerare la crescita economica e, di conseguenza, l’inflazione. Se ciò non bastasse gli investitori si aspettano che la Fed agirà a dicembre. Il presidente dell’istituto, Janet Yellen, ha indicato venerdì scorso che un rialzo dei tassi potrebbe arrivare “relativamente presto”.

Nonostante ciò sarebbe un errore escludere completamente l’oro dal proprio portafoglio. Alcuni fattori indicano che il metallo giallo potrebbe tornare alla ribalta nel medio termine.

La valutazione del mercato azionario è molto elevata

Il rally del mercato azionario statunitense dura già da troppo tempo. Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq Composite hanno raggiunto di recente nuovi massimi storici. Le valutazioni sono molto elevate. Lo Shiller PE ratio, che utilizza la media degli utili degli ultimi 10 anni divisa per l’attuale corso dell’indice S&P 500, è attualmente superiore a 27 (vedi il grafico sotto). La media storica di lungo termine è pari a 16,7 e questo indicatore ha superato in passato solo tre volte questo livello dal 1880: prima del Black Tuesday del 1929, prima della bolla della new economy e prima della grande recessione causata dalla crisi dei mutui subprime. In tutti e tre i casi abbiamo avuto successivamente un crollo dei titoli azionari.

Shiller Pe Ratio

In molti affermano che le attuali valutazioni siano giustificate perché i tassi di interesse sono bassi. Ciò può essere vero, ma come abbiamo visto, i rendimenti hanno iniziato a salire. Visto che il processo di normalizzazione dei tassi dovrebbe continuare, il mercato azionario diventerà meno attrattivo. Durante un’eventuale correzione l’oro dovrebbe performare piuttosto bene.

L’economia statunitense rischia una recessione

Una fase di crescita economica negli Stati Uniti dura in media circa cinque anni. L’attuale espansione è iniziata circa sette anni fa ed è quindi già piuttosto lunga. Di conseguenza, dal punto di vista statistico ci sono buone probabilità che durante la presidenza di Trump ci sia una recessione. Lo stesso tycoon newyorkese potrebbe indebolire l’economia se dovesse implementare le politiche protezionistiche annunciate durante la campagna elettorale. Gli Stati Uniti crescono solo ad un ritmo moderato (circa il 2% all’anno), non occorre molto per passare da un periodo di espansione ad uno di contrazione. Durante una recessione molti investitori dovrebbero tornare a puntare sulla quotazione dell’oro.

Le incertezze politiche aumenteranno

Nei prossimi mesi sono in programma molti importanti appuntamenti politici. Il referendum costituzionale in Italia a dicembre, l’ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca a gennaio, l’avvio della Brexit entro marzo, le elezioni presidenziali in Francia in primavera e il voto nazionale in Germania a settembre. Tutti questi eventi hanno il potenziale di far aumentare fortemente le tensioni sui mercati. Le incertezze politiche potrebbe spingere gli investitori a rifugiarsi nell’oro.

L’offerta di oro è in calo

Alla fin fine l’oro è una materia prima come un’altra. Ciò significa che anche per il metallo giallo domanda e offerta influenzano l’andamento dei prezzi. L’offerta di oro è calata nel 2015 del 4% ai più bassi livelli dal 2009. Il calo dei prezzi e gli elevati costi hanno fatto scendere lo scorso anno la produzione mineraria ai minimi dal 2008. Nei primi nove mesi del 2016 le forniture da parte delle miniere sono aumentate di solo l’1%. Il World Gold Council si attende che questa fonte di offerta registrerà anche nei prossimi anni una crescita pressoché nulla. La domanda, invece, potrebbe aumentare, soprattutto se il benessere nei grandi Paesi emergenti, come Cina e India, dovesse continuare a salire.

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