Goldman Sachs ha tagliato le sue stime sul prezzo dell’oro a tre e a sei mesi a 1.200 dollari l’oncia. Per l’intero 2017 la banca d’affari prevede ora un prezzo medio di 1.217 l’oncia, contro 1.261 l’oncia previsti precedentemente.
Goldman Sachs indica in una nota che anche se il prezzo dell’oro è già sceso significativamente dopo l’elezione di Donald Trump, vede i suoi rischi di breve termine inclinati verso il basso a causa soprattutto della potenziale liquidazione degli ETF fisici.
Goldman stima che la maggior parte delle ampie posizioni negli ETF aperte dall’inizio dell’anno è ora in perdita alle attuali quotazioni. Gli analisti credono che se solo la metà di queste posizioni venisse chiusa, allora ci potrebbe essere un sell-off di circa 60 dollari l’oncia.
“Detto questo il nostro scenario di base per l’oro nel medio-lungo termine è relativamente neutrale visto che le prospettive dipendono per lo più da come la Fed reagirà ai potenziali stimoli e all’inflazione quando l’economia avrà raggiunto la piena occupazione”, si legge in una nota. “Se la Fed dovesse mostrarsi piuttosto colomba, allora i tassi reali rimarrebbero bassi e ciò sarebbe positivo per l’oro, mentre accadrebbe il contrario se la Fed dovesse alzare i tassi più rapidamente. In particolare, i nostri economisti prevedono che i tassi reali negli Stati Uniti resteranno nei prossimi dodici mesi sostanzialmente piatti rispetto agli attuali livelli”.
Nel frattempo, osserva Goldman, una serie di altri fattori sosteranno probabilmente il prezzo dell’oro nel medio-lungo termine. Gli analisti citano le elevate valutazioni delle azioni e dei bond, l’aspettativa che la crescita della produzione mineraria rallenterà nei prossimi 12-24 mesi, e l’aspettativa che la valuta cinese si deprezzerà ulteriormente, fornendo potenzialmente un supporto agli acquisti di ETF. Per questi motivi Goldman ha confermato la sua stima sul prezzo dell’oro a 12 mesi e nel 2018 a 1.250 dollari l’oncia.
Dopo le perdite della scorsa settimana il future con scadenza dicembre ha guadagnato oggi al Comex lo 0,1% a 1.209,80 dollari l’oncia. A sostenere il metallo giallo è stato l’indebolimento del dollaro. Il Dollar Index è risceso fino a 100,79 punti, dai 101,41 punti di venerdì. Un dollaro più debole è un fattore positivo per le materie prime denominate nel biglietto verde, perché le rende meno care per chi possiede altre divise.
Tra gli altri principali metalli, l’argento ha perso oggi lo 0,6% a $16,52 l’oncia e il palladio lo 0,2% a $726,55. Il platino ha guadagnato l’1,6% a $936,50 l’oncia. l’1,5% a $729,65 l’oncia e il rame l’1,9% a $2,515 per libra.
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