Petrolio a picco, i sauditi fanno saltare riunione con Paesi non-OPEC

I prezzi del petrolio sono andati oggi a picco. Il future sul WTI con scadenza gennaio ha perso al NYMEX il 4,2% a 45,93 dollari al barile. Per il greggio quotato a New York si è trattato del più forte ribasso da due mesi. Il future sul Brent con scadenza gennaio è sceso all’ICE del 3,9% a 47,08 dollari al barile.

Gli investitori temono che l’OPEC non riuscirà a trovare un accordo per implementare i tagli alla produzione. L’Arabia Saudita ha deciso di non prendere parte alla riunione con i Paesi non-OPEC, tra cui la Russia, in programma lunedì prossimo. Riad vuole che i membri dell’OPEC raggiungano un accordo interno tra loro, prima di intavolare trattative con gli altri produttori.

La riunione di lunedì è stata quindi cancellata e al suo posto ce ne sarà un’altra del cartello per cercare di risolvere le proprie differenze interne, in particolare la questione se anche Iran e Iraq siano disposti a partecipare al piano per stabilizzare i prezzi.

L’OPEC ha raggiunto a fine settembre ad Algeri un’intesa preliminare per tagliare la sua produzione di circa 700.000 barili al giorno a 32,5-33 milioni di barili al giorno. Tuttavia i suoi membri non sono finora riusciti ad accordarsi sui contributi dei singoli Paesi. I maggiori problemi li pongono Iran e Iraq. Teheran vuole riportare la sua attività produttiva ai livelli pre-sanzioni. Bagdad ha chiesto l’esenzione perché ha bisogno degli introiti petroliferi per finanziare la sua lotta contro l’IS.

Per poter essere in grado di stabilizzare il mercato, l’OPEC ha inoltre bisogno anche dell’appoggio degli altri grandi produttori, soprattutto della Russia. L’organizzazione ha chiesto ai Paesi non-OPEC di tagliare la produzione di 500.000 barili al giorno. Il ministro russo dell’Energia, Alexander Novak, ha ribadito ieri tuttavia che Mosca è disposta solo a congelare la sua produzione agli attuali livelli.

A pochi giorni dal vertice dell’OPEC del 30 novembre, è quindi molto incerto se i grandi produttori riusciranno a realizzare un piano per frenare l’offerta di greggio. In caso di un fallimento, i prezzi del petrolio potrebbero precipitare sotto 40 dollari al barile.

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