Il prezzo del petrolio va a picco. Alla vigilia del vertice di Vienna i membri dell’OPEC non sono ancora riusciti a superare le divergenze che ostacolano un accordo finale per ridurre l’offerta sul mercato. Il future sul Brent con scadenza febbraio scende al momento del 3,6% a circa 47,42 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza gennaio perde il 3,8% a 45,27 dollari al barile.
Il ministro iraniano del Petrolio, Bijan Namdar Zanganeh, ha dichiarato oggi nella capitale austriaca che Teheran non ridurrà la sua produzione. Una riunione tecnica per stabilire i contribuiti dei singoli Paesi ai tagli si è conclusa con un nulla di fatto, perché l’Iran vuole produrre circa il 7% in più rispetto al livello proposto dall’Arabia Saudita. Riad potrebbe quindi ora rinunciare al piano volto a stabilizzare i prezzi. Il ministro saudita del Petrolio, Khalid Al-Falih, che aveva spinto a lungo per un taglio della produzione dell’OPEC, aveva cambiato domenica il suo tono, affermando di ritenere che un accordo non sia necessario e che il mercato ritroverà un equilibrio anche senza un intervento del cartello.
Secondo indiscrezioni di stampa il piano proposto oggi prevedrebbe un taglio della produzione dell’OPEC di 1,2 milioni al giorno dai livelli di ottobre. Tuttavia sarebbe molto incerto se la proposta potrà essere realizzata. L’Iran sarebbe disposto a congelare la sua produzione a 3,975 milioni di barili al giorno. Si tratta di circa il 7% in più della controproposta dell’Arabia Saudita di 3,707 milioni di barili al giorno.
Un analista di Mizuho ha indicato che al momento sembra che solo tre Paesi siano pronti a tagliare realmente la produzione: Arabia Saudita, Kuwait e Emirati Arabi Uniti. Ciò è naturalmente inaccettabile per i sauditi. Morgan Stanley non ha escluso che i prezzi del petrolio possano precipitare sotto 30 dollari al barile, se il vertice dell’OPEC di domani dovesse completamente fallire.
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