Il prezzo del petrolio potrebbe salire oltre quota 60 dollari al barile se l’OPEC e la Russia manterranno la loro promessa di pompare meno greggio a partire dal 1 gennaio. Lo afferma Goldman Sachs.
La banca d’affari indica che il Brent ed il WTI potrebbero superare di 6 dollari le sue attuali stime per il primo semestre, rispettivamente di 56,50 dollari e 55 dollari al barile. “L’attenzione si sposterà ora sull’implementazione”, si legge in una nota. “I catalizzatori per un ulteriore rally dei prezzi dovrebbero venire dalla conferma della partecipazione dei produttori non-OPEC, dalla prova del rispetto dell’accordo da parte dei produttori OPEC e dalla maggiore chiarezza su cosa l’Iran si è impegnato a fare”.
L’OPEC ha raggiunto ieri un accordo definitivo per ridurre la sua produzione di 1,2 milioni di barili al giorno a 32,5 milioni di barili al giorno. Si tratta della prima riduzione da quella implementata a partire dal gennaio del 2009. I Paesi non-OPEC si sono inoltre impegnati a ridurre la loro offerta di 600.000 barili al giorno. La sola Russia contribuirà con 300.000 barili al giorno.
Lo scenario di base di Goldman Sachs prevede che l’OPEC produrrà nel primo semestre 33 milioni di barili al giorno e che Mosca congelerà solamente la sua produzione. Gli analisti osservano di ritenere che prezzi superiori a 55 dollari al barile non siano sostenibili perché dovrebbero condurre ad un’accelerazione dell’attività da parte dei produttori statunitensi di scisto e all’aumento delle spese nell’industria petrolifera in altre aree del globo. Goldman ha perciò confermato la sua stima di un prezzo del petrolio a 50 dollari nel secondo semestre del 2017.
Il future sul Brent con scadenza febbraio sale al momento del 3,7% a 53,76 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza gennaio guadagna il 3,4% a 51,14 dollari al barile.
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