Credit Suisse si attende che il prezzo dell’oro quoterà nel 2017 in media a 1.338 dollari l’oncia. Si tratta di una revisione al ribasso di 100 dollari rispetto ai 1.438 dollari previsti appena tre mesi fa. Tuttavia le stime di Credit Suisse rimangono superiori a quelle del consensus.
Secondo Credit Suisse l’oro beneficerà dell’incremento del protezionismo nel commercio globale, della volatilità delle valute e del miglioramento della domanda in Asia. La banca d’affari svizzera prevede per il primo trimestre del prossimo anno un prezzo medio di 1.275 dollari l’oncia e di 1.400 dollari per gli ultimi tre mesi del 2017.
Credit Suisse non condivide l’opinione di molti esperti secondo cui le politiche fiscali promesse dal nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump avranno probabilmente un impatto negativo sull’oro. Il mercato sconta che i tagli alle tasse, la deregolamentazione e le spese nelle infrastrutture sosterranno l’economia, spingeranno verso l’alto i tassi reali e rafforzeranno il dollaro. “Noi ribattiamo che il protezionismo nel commercio e le politiche contro l’immigrazione sono negative per la crescita e positive per l’inflazione”, si legge in una nota.
Credit Suisse osserva inoltre di vedere maggiori rischi geopolitici rispetto ad un anno fa e, di conseguenza, un più elevato rischio di volatilità nel mercato delle valute, che potrebbe stimolare una fuga nei porti sicuri. Gli analisti ricordano che il prossimo anno si terranno elezioni in Francia, Germania e Olanda. “Il movimento populista che si è diffuso nel Regno Unito e negli Stati Uniti è stato sottostimato dai sondaggi e non sottovaluteremmo la possibilità che il movimento anti-UE in Europa diventi ancora più importante”.
Credit Suisse aggiunge che il protezionismo nel commercio negli Stati Uniti potrebbe estendersi all’Europa. “Il protezionismo è in generale un fattore negativo per la crescita e spinge l’inflazione a causa dei dazi e/o dell’incapacità di importare beni con prezzi più bassi, una situazione che comporterebbe un contesto di tassi reali ancora più negativi”.
Credit Suisse prevede anche una ripresa della domanda di oro in Cina ed India dopo un debole 2016. “Per quanto riguarda la Cina, crediamo che gli sforzi del governo per frenare i deflussi di capitale ed i timori legati all’inflazione locale sosterranno la domanda di oro come riserva di ricchezza. Per quanto riguarda l’India, la campagna di demonetizzazione annunciata dal governo l’8 novembre può aver pesato sugli acquisti di oro nel breve termine, ma crediamo che rinforzi la tesi di investimento tra gli acquirenti indiani, che hanno già una forte affinità per il metallo. Il recente calo dei prezzi dovrebbe quindi stimolare gli acquisti in India, dove i consumatori hanno dovuto far fronte per gran parte del 2016 con i più elevati prezzi dell’oro in valuta locale dal 2012”.
Sul lato dell’offerta, Credit Suisse crede che le forniture da parte delle miniere continueranno ad essere deboli nel 2017. Gli esperti prevedono un calo del 6% entro il 2018 dato che i flussi di cassa generati dal settore nel 2016 sono stati impiegati per lo più per rafforzare i bilanci piuttosto che nell’esplorazione e in nuovi progetti. Secondo Credit Suisse la produzione di oro dovrebbe calare nel 2016 di circa lo 0,5%.
Il future sul metallo giallo con scadenza febbraio ha guadagnato oggi al Comex lo 0,6% a 1.177,50 l’oncia.
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