Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi per la seconda seduta di fila in forte ribasso. Il future sul Brent con scadenza febbraio ha perso all’ICE l’1,7% a 53 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza gennaio è sceso al NYMEX del 2,3% a 49,77 dollari al barile. Era da una settimana che il Brent ed il WTI non chiudevano a tali livelli.
Il nuovo rapporto settimanale dell’EIA (Energy Information Administration) è stato negativo per i prezzi dell’oro nero. Le scorte statunitensi di greggio sono calate la scorsa settimana di 2,4 milioni di barili, contro 1,7 milioni di barili attesi dagli analisti. Tuttavia le scorte all’importante terminale di Cushing sono aumentate di 3,8 milioni di barili. Si è trattato del più forte aumento dal 2009. Anche la crescita delle scorte di benzina e di distillati ha superato fortemente le attese.
Sul mercato stanno inoltre crescendo i dubbi che i Paesi non-OPEC contribuiranno sufficientemente al piano volto a limitare l’offerta di greggio. I 14 membri dell’OPEC si sono accordati mercoledì scorso al vertice di Vienna per tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno a 32,5 milioni di barili al giorno. Suhail Al Mazrouei, il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, ha ribadito però oggi che il piano volto a riequilibrare il mercato petrolifero funzionerà solo se anche i Paesi che non fanno parte del cartello ridurranno la loro attività produttiva.
Sabato prossimo si terrà a Vienna una riunione tra i Paesi OPEC e non-OPEC. L’OPEC spera che gli altri produttori taglieranno la loro produzione complessivamente di 600.000 barili al giorno. Tuttavia, solo la Russia e l’Oman hanno finora assicurato il loro contributo. Il Brasile ha fatto oggi sapere di aver rifiutato l’invito dell’OPEC e che non prenderà parte alla riunione di sabato.
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