Gli sforzi dell’OPEC volti a riequilibrare il mercato petrolifero potrebbero essere resi vani da un nuovo boom dello scisto negli Stati Uniti. La recente ripresa dei prezzi sta infatti incoraggiando sempre più compagnie americane ad incrementare la loro attività. Il numero di impianti di trivellazione di greggio ha registrato nell’ultima settimana il più forte aumento dal luglio del 2015. Lo ha comunicato venerdì Baker Hughes (US0572241075).
Le trivelle attive negli Stati Uniti sono aumentate di 21 unità a 498 unità. Si tratta del più alto livello da gennaio. Dai minimi delle scorso maggio gli impianti di trivellazione di greggio sono aumentati di 182 unità in 25 delle ultime 28 settimane.
Anche l’ultimo aumento settimanale è stato guidato dal bacino di Permian con 11 pozzi. Da maggio Permian, che si trova nel Texas occidentale e nel Nuovo Messico orientale, ha contribuito per due terzi alla crescita degli impianti. Da allora il numero delle trivelle attive è cresciuto nella più grande formazione di shale oil del Paese di 109 unità raggiungendo la scorsa settimana 246 unità, ovvero il più alto livello dal settembre del 2015.
Il numero dei pozzi petroliferi attivi negli Stati Uniti è crollato dal record storico di 1.609, raggiunto nell’ottobre del 2014, ai minimi da sei anni di 316 unità a maggio, dopo che la quotazione del WTI è precipitata da 107 dollari nel giugno del 2014 a circa 26 dollari nel febbraio di quest’anno.
I prezzi del petrolio sono risaliti durante le scorse settimane significativamente dopo che l’OPEC ha raggiunto a fine settembre un accordo preliminare per limitare la sua produzione per la prima volta da otto anni. Il piano volto a stabilizzare i prezzi, è stato confermato al vertice di Vienna dello scorso 30 novembre. Ieri anche i Paesi non OPEC si sono impegnati a ridurre la loro attività produttiva (Petrolio: accordo storico, anche i non OPEC taglieranno la produzione).
Tuttavia tali accordi potrebbero essere vani se le più elevate quotazioni del petrolio dovessero causare un ulteriore aumento della produzione negli Stati Uniti. Secondo Goldman Sachs un prezzo del barile superiore a 55 dollari non sarebbe sostenibile perché dovrebbe condurre ad un’accelerazione dell’attività da parte dei produttori statunitensi di scisto e all’incremento delle spese nell’industria petrolifera in altre aree del globo.
Piper Jaffray si attende da parte sua che il numero medio di impianti di trivellazione di petrolio e gas si attesterà quest’anno negli USA a 506 unità, per salire a 699 unità nel 2017 e a 910 unità nel 2018. La media del 2015 era stata di 978 unità ed è stata finora nel 2016 pari a 500 unità. Anche una recente indagine di Cowen ha indicato che il settore energetico americano espanderà le sue capacità. Venti compagnie di esplorazione e produzione interpellate dalla casa d’investimento prevedono di aumentare il prossimo anno le loro spese in media del 34% rispetto al 2016.
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