L’accordo stretto tra i maggiori produttori mondiali di petrolio per limitare la produzione può valere 6 dollari al barile, ma solo se sarà pienamente rispettato. Lo afferma Goldman Sachs in una nota pubblicata ieri.
Sabato scorso i Paesi non OPEC si sono impegnati a Vienna nei confronti dell’OPEC a tagliare la loro produzione di 558.000 barili al giorno. Anche sei il taglio sarà inferiore all’obiettivo di 600.000 barili al giorno, si tratta del primo patto a livello globale da 15 anni volto a frenare l’offerta di greggio sul mercato petrolifero.
Dal prossimo 1 gennaio le estrazioni globali caleranno in questo modo complessivamente di poco meno 1,8 milioni di barili al giorno. I membri dell’OPEC avevano raggiunto già a fine novembre un’intesa per ridurre la loro produzione di 1,2 milioni di barili al giorno.
“Nonostante il taglio sia inferiore a quanto preannunciato, l’accordo è nondimeno degno di nota perché rimuove l’incertezza sulla potenziale partecipazione dei produttori non OPEC al piano dell’OPEC”, spiega Goldman.
La banca d’affari sottolinea l’importanza del contributo della Russia, osserva tuttavia che i tagli di Mosca rimarranno probabilmente al di sotto dei promessi 300.000 barili.
Goldman aggiunge che l’implementazione del piano comune tra Paesi OPEC e non OPEC è necessaria per sostenere la sua previsione di un prezzo del petrolio (WTI) a 55 dollari al barile alla metà del 2017. Gli analisti indicano che se l’implementazione sarà migliore delle attese condurrà da principio a prezzi più elevati, “con una piena implementazione può valere 6 dollari in più rispetto alle nostre previsioni”.
Goldman avverte tuttavia che una quotazione del WTI vicina a 55 dollari al barile dovrebbe spingere i produttori, soprattutto negli Stati Uniti, ad incrementare la loro produzione. Secondo gli esperti l’Arabia Saudita avrebbe torto nel credere che i più elevati prezzi non condurranno il prossimo anno ad una crescita dell’attività nei giacimenti americani di scisto.
Il future sul WTI con scadenza gennaio sale al momento nelle contrattazioni elettroniche del 4% a 53,55 dollari al barile.
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