Dopo quattro sedute positive di fila il prezzo del petrolio hanno chiuso oggi in deciso ribasso. Il future sul Brent con scadenza febbraio ha perso all’ICE il 3,3% a 53,90 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza gennaio è sceso al NYMEX del 3,7% a 51,04 dollari. Ieri le quotazioni del greggio avevano chiuso ai massimi livelli dal luglio del 2015.
Dall’ultimo rapporto mensile dell’OPEC è emerso che la produzione del cartello è salita a novembre, rispetto ad ottobre, di 151.000 barili ed ha raggiunto il livello record di 33,87 milioni di barili al giorno. Si tratta di 1,37 milioni di barili in più rispetto al tetto di produzione di 32,5 milioni di barili che entra in vigore il prossimo 1 gennaio. La notizia ha fatto riaumentare i dubbi dei mercati relativi alle reali capacità dell’OPEC di riuscire al limitare la sua offerta.
Un ulteriore catalizzatore negativo per i prezzi del petrolio è arrivato dai dati settimanali dell’EIA (Energy Information Administration). Le scorte nel terminale di Cushing, il cui greggio funge da sottostante per il contratto future scambiato al NYMEX, sono aumentate di 1,22 milioni di barili a 66,5 milioni di barili. Si è trattato del sesto aumento nelle ultime sette settimane.
Le scorte totali di greggio sono calate la scorsa settimana negli Stati Uniti di 2,56 milioni di barili a 485,8 milioni di barili. Secondo l’EIA le forniture si trovano ai livelli stagionali più alti da tre decenni. Gli economisti avevano previsto un calo di 1,7 milioni di barili, mentre l’API aveva riportato un aumento di 4,7 milioni di barili.
A pesare sui prezzi del petrolio è stato infine il balzo del dollaro dopo che la Fed ha indicato di attendersi ora per il 2017 tre rialzi dei tassi contro i due attesi in precedenza. Un dollaro più forte è un fattore negativo per le materie prime denominate nel biglietto verde, come il greggio, perché le rende più care per chi possiede altre divise.
Il significativo calo delle quotazioni dell’oro nero ha penalizzato i titoli petroliferi. L’indice settoriale NYSE ARCA Oil ha perso il 2,1%, contro il -0,8% registrato dall’indice S&P 500. Tra i maggiori gruppi petroliferi statunitensi Exxon Mobil (US30231G1022) ha perso il 2,2%, Chevron (US1667641005) l’1,2% e ConocoPhillips (US20825C1045) il 2,2%.
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