La quotazione dell’oro è andata oggi a picco dopo che la Fed ha segnalato ieri che i tassi di interesse potrebbero salire più velocemente del previsto. Il future con scadenza febbraio ha chiuso al Comex in ribasso del 2,9% a 1.129,80 dollari l’oncia. Si tratta del più basso livello dallo scorso 2 febbraio
Come ampiamente previsto, la Fed ha alzato ieri i tassi d’interesse di 25 punti base in una fascia tra lo 0,50% e lo 0,75%. Dal cosiddetto “dot plot”, il grafico che rappresenta le previsioni dei singoli membri dell’istituto, è emerso che la politica monetaria potrebbe diventare più aggressiva. Per il 2017 si prevedono ora tre rialzi dei tassi, anziché due. La notizia ha colto di sorpresa gli investitori nell’oro, scatenando una pioggia di vendite.
Una politica monetaria più restrittiva rafforza tradizionalmente il dollaro, un fattore che penalizza l’oro, che è denominato nel biglietto verde. In aggiunta, gli asset che non pagano interessi, come il metallo giallo, divengono meno attrattivi se i tassi salgono.
La svolta da “falco” nel “dot plot” ha scatenato un rally del dollaro. Il Dollar Index, l’indice che misura il valore del biglietto verde in relazione al paniere delle altre principali valute, è balzato ai massimi da 14 anni. Sui bond statunitensi è invece scattata una pioggia di vendite. Il rendimento del Treasury a dieci anni è salito ai più alti livelli dal settembre del 2014.
I timori legati alla futura politica monetaria della Fed hanno fatto andare a picco anche gli altri metalli preziosi. L’argento ha perso oggi il 7,3% a $15,96 l’oncia, il platino il 5% a $893,60 l’oncia e il palladio il 3,7% a $705,65 l’oncia.
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