Il prezzo del petrolio sale questa mattina sulla notizia che il Kuwait taglierà la produzione più del previsto. Il future sul Brent con scadenza febbraio guadagna all’ICE lo 0,4% a 54,26 dollari al barile. Il future sul WTI con scadenza gennaio sale al Globex dello 0,6% a 51,20 dollari.
Secondo quanto riportano diverse fonti la Kuwait Petroleum Corporation (KPC) avrebbe detto ai suoi clienti che ridurrà le sue forniture a partire da gennaio più di quanto originariamente atteso. Il Kuwait è il quinto maggiore produttore dell’OPEC. In base all’ultimo report del cartello, la produzione dell’emirato si è attestata a novembre a 2,78 milioni di barili al giorno, in calo di 51.300 barili al giorno ovvero dell’1,8% rispetto ad ottobre.
I membri dell’OPEC hanno raggiunto a fine novembre un accordo per tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno a partire dal 1 gennaio. Successivamente i Paesi non OPEC hanno aderito al piano impegnandosi a ridurre le loro forniture di 558.000 barili al giorno. La somma totale rappresenta circa il 2% dell’offerta globale di greggio.
L’AIE, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, si attende che se i tagli saranno implementati il mercato petrolifero mondiale sarà in deficit nel primo semestre del prossimo anno. La stessa OPEC è più prudente e prevede che la domanda supererà l’offerta entro la seconda metà del 2017.
Alcuni analisti stimano che il calo dell’offerta potrebbe spingere il prossimo anno i prezzi nella fascia tra 60 e 70 dollari al barile e possibilmente a 80 dollari al barile entro il 2018.
Tuttavia la forza del dollaro è attualmente un importante freno alla tendenza rialzista delle quotazioni dell’oro nero. Il biglietto verde si è apprezzato significativamente dopo che la Fed ha segnalato mercoledì che potrebbe alzare i tassi ad un ritmo più veloce del previsto. Un dollaro più forte è un fattore negativo per il petrolio perché lo rende più caro per chi possiede altre divise.
Bank of America Merrill Lynch ha inoltre avvertito in una nota che quando i tassi negli USA salgono, la domanda nei Paesi emergenti, un motore della crescita del consumo globale, tende a scendere. Il calo dell’offerta non potrebbe quindi bastare per far riequilibrare il mercato.
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