Dopo i moderati guadagni delle ultime sedute, la quotazione dell’oro ha ripreso oggi la sua discesa. Il future con scadenza febbraio ha chiuso al Comex in ribasso dello 0,8% a 1.133,60 dollari l’oncia. Durante la seduta il prezzo dell’oro è sceso fino a 1.127,30 dollari l’oncia, sotto i minimi da inizio febbraio di 1.129,80 l’oncia toccati la scorsa settimana.
Il metallo giallo non ha potuto beneficiare della sua qualità di bene rifugio. L’attentato di Berlino e l’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia non hanno infatti scosso i mercati finanziari. Wall Street ha raggiunto oggi un nuovo record storico.
A pesare sull’oro è stato inoltre il superdollaro. Il Dollar Index è salito oggi fino a 103,65 punti, superando i massimi da quattordici anni di 103,56 punti, raggiunti giovedì scorso. Il dollaro tratto vantaggio dalle indicazioni arrivate ieri da Janet Yellen. In un discorso all’Università di Baltimore il numero uno della Fed ha affermato che il mercato del lavoro non era mai stato così robusto da circa dieci anni e che ci sono segni che i salari stanno accelerando. Un dollaro più forte è un fattore negativo per l’oro, che è denominato nel biglietto verde, perché lo rende più caro per gli investitori che possiedono altre divise.
I toni da “falco” utilizzati ieri da Janet Yellen, hanno anche fatto tornare le vendite sui bond statunitensi. Il rendimento del Treasury a dieci anni, che ieri aveva chiuso al 2,54%, è salito fino al 2,59%. Visto che l’oro non paga alcun interesse, un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato riduce la sua appetibilità presso gli investitori.
Nonostante il recente crollo l’oro si è apprezzato quest’anno finora del 6% ed è in procinto di registrare il primo rialzo annuo dal 2012.
Tra gli altri principali metalli preziosi, l’argento ha guadagnato oggi lo 0,2% a $16,12 l’oncia e il platino lo 0,7% a $924 l’oncia. Il palladio ha perso l’1,2% a $670,85 l’oncia.
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