Dopo tre ribassi annuali consecutivi, la quotazione dell’oro è salita nel 2016 dell’8,5%, mettendo a segno la miglior performance annua dal 2011. All’inizio dello scorso anno il metallo giallo si è apprezzato significativamente grazie alla cautela mostrata dalla Fed nell’alzare i tassi di interesse. Il future al Comex, che venerdì ha chiuso a 1.152 dollari l’oncia, ha guadagnato nel primo trimestre il 16,5%. Si è trattato della migliore performance trimestrale da trent’anni.
Un significativo impulso per la quotazione dell’oro è arrivato più tardi dallo shock della Brexit. Dopo l’inatteso esito del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, gli investitori hanno acquistato a piene mani il bene rifugio per eccellenza. Lo scorso 6 luglio il future ha toccato un massimo da due anni a 1.364,90 dollari l’oncia.
Successivamente, per il prezzo dell’oro è stata tuttavia una continua discesa. Gli ultimi mesi del 2016 sono stati particolarmente negativi. Dall’inizio di novembre, il future al Comex è sceso per sette settimane di fila, registrando la più lunga serie settimanale negativa da dodici anni. L’inattesa vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti ha scatenato un rally a Wall Street. Il tycoon newyorkese ha promesso durante la campagna elettorale di stimolare l’economia e di allentare la regolamentazione in molti settori, come i servizi finanziari e l’energia. La tendenza al rischio è salita fortemente sui mercati, allo stesso tempo si è ridotta l’attrattività dei porti sicuri come l’oro.
A pesare è stata inoltre la politica monetaria della Fed. Lo scorso 15 dicembre il future al Comex è precipitato ai minimi da febbraio, sotto quota 1.130 dollari, dopo che l’istituto guidato da Janet Yellen ha alzato i tassi d’interesse di 25 punti base e indicato che i rialzi nel 2017 potrebbero essere tre, invece dei due previsti precedentemente. La notizia ha messo le ali al dollaro e fatto aumentare sensibilmente i rendimenti dei Treasury.
Il Dollar Index, l’indice che misura il valore del biglietto verde in relazione al paniere delle altre principali valute, è balzato ai massimi da 14 anni. Un apprezzamento del dollaro è un fattore negativo per l’oro, che è denominato nel biglietto verde, perché lo rende più caro per chi possiede altre divise. Allo stesso tempo, il rendimento del Treasury a dieci anni è salito ai più alti livelli dal settembre del 2014. Visto che l’oro non paga interessi, un aumento dei rendimenti dei bond statunitensi riduce la sua appetibilità tra gli investitori.
Le banche d’affari hanno reagito ai recenti sviluppi ed hanno tagliato le stime sul prezzo dell’oro. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, restano ottimiste per il futuro. UBS, per esempio, prevede che il valore dell’oro tornerà nel 2017 a 1.350 dollari l’oncia.
Tra gli altri metalli preziosi, l’argento ha chiuso il 2016 a 15,98 dollari l’oncia, in rialzo del 15,8% rispetto al 2015. Anche per il metallo grigio si è trattato del primo anno positivo dopo tre anni negativi di fila. Il platino ha finito venerdì la seduta a 905,70 dollari l’oncia (+1,4% nel 2016) e il palladio a 683,25 dollari l’oncia (+21,6% nel 2016).
Per quanto riguarda i titoli dei produttori di metalli preziosi, l’indice settoriale Philadelphia Gold and Silver ha guadagnato lo scorso anno il 74,1%, contro il +9,5% registrato dall’S&P 500.
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