Prezzo argento: ecco i fattori che incideranno sulla quotazione nel 2017

Dopo quattro ribassi annuali consecutivi, la quotazione dell’argento è salita nel 2016 del 15,8%, mettendo a segno la sua miglior performance annua dal 2010.

Gli investitori nel metallo grigio hanno visto lo scorso anno la luce alla fine del tunnel. Il prezzo dell’argento è salito di più del 50% nel primo semestre, superando per la prima volta da due anni quota 20 dollari l’oncia. Tuttavia nel secondo semestre c’è stata una brusca inversione del trend rialzista.

Il corso dell’argento nel 2016

Durante i primi mesi del 2016, l’argento si è apprezzato sulla scia dei deboli dati macroeconomici e dei timori di una recessione a livello globale. In primavera i prezzi dell’argento hanno acquistato ulteriore slancio grazie all’indebolimento del dollaro e dei segnali da colomba inviati dalla Fed. Un forte impulso è arrivato poi a giugno con lo shock della Brexit. Agli inizi di luglio la quotazione dell’argento ha toccato un massimo da due anni a 21,23 dollari l’oncia.

Tuttavia, nella seconda metà del 2016, l’argento ha iniziato a perdere il suo splendore. All’inizio di ottobre, la quotazione è calata da 18,50 dollari l’oncia a circa 17 dollari l’oncia dopo una serie di solidi dati macroeconomici negli Stati Uniti. Nei primi giorni di novembre il prezzo dell’argento ha registrato un modesto rimbalzo a causa dell’incertezza relativa alle elezioni presidenziali statunitensi. Ma si è trattato di un fuoco di paglia.

Dopo l’esito del voto il prezzo dell’argento è andato a picco, perdendo più del 10% in quattro settimane. Gli stimoli fiscali promessi dal presidente eletto Donald Trump hanno scatenato un rally del mercato azionario. Il dollaro si è inoltre apprezzato significativamente. Un dollaro più forte è un fattore negativo per le materie prime denominate nel biglietto verde, come l’argento, perché le rende più care per chi possiede altre divise. Un altro colpo l’argento l’ha subito a metà dicembre dopo che la Fed ha alzato i suoi tassi di interesse per la seconda volta in un decennio, indicando che la stretta monetaria potrebbe procedere ad un ritmo più veloce del previsto.

La tendenza alla fine dell’anno è stata decisamente negativa, ma grazie all’ottima performance registrata nel primo trimestre, l’argento ha potuto apprezzarsi durante l’intero 2016 del 15,8%. Ciò è un punto a favore per chi scommette sul metallo grigio, ma le sue prospettive restano piuttosto incerte.

Ma vediamo ora nel dettaglio quali fattori potrebbero spingere il prezzo dell’argento verso l’alto nel 2017.

Il piano economico di Trump

Innanzitutto c’è il piano economico di Trump. Da una parte, il presidente eletto ha proposto progetti nelle infrastrutture da 1 bilione di dollari, che saranno parzialmente finanziati con i soldi dei contribuenti americani. Il tycoon newyorkese vuole inoltre ridurre le tasse per le imprese. Si prevede che queste misure favoriranno una sostenuta crescita della prima economia mondiale. D’altra parte in molti si chiedono come Trump potrà realizzare i suoi i piani con una base imponibile ridotta. Se sussistono dei dubbi sulle future politiche della nuova amministrazione negli USA, è sicuro che le incertezze economiche sono un fattore positivo per i metalli preziosi.

La politica monetaria della Fed

Poi c’è la Fed e la sua politica monetaria. Alla fine del 2015, l’istituto guidato da Janet Yellen ha alzato i suoi tassi di interesse per la prima volta in un decennio. La mossa è stata un po’ prematura. Nei primi mesi del 2016 l’economia statunitense ha rallentato, il mercato azionario è calato ed il valore dei metalli preziosi è aumentato sensibilmente. Un anno dopo, lo scorso 14 dicembre, la Fed ha alzato di nuovo i tassi di 25 punti base. Nel caso ideale la stretta monetaria dovrebbe comportare un rafforzamento del dollaro ed un conseguente indebolimento dei metalli preziosi. Va però ricordato che in passato la Fed ha introdotto cinque grandi rialzi dei tassi durante i periodi di ripresa, e ogni volta la conseguenza è stata un calo del dollaro.

Il mercato azionario statunitense

Un altro fattore è il mercato azionario statunitense che presenta attualmente un rapporto prezzo/utili corretto per il ciclo economico (CAPE) pari a circa 28. Questo indicatore ha superato in passato solo due volte un tale livello, prima della bolla della new economy e prima della grande recessione causata dalla crisi dei mutui subprime. In tutti e due i casi abbiamo avuto successivamente un crollo dei titoli azionari. E lo stato di salute dell’economia globale è tutt’altro che solido. La ripresa in Europa stenta, la crescita in Giappone rimane contenuta e il Canada potrebbe entrare in recessione. Il fatto è che non c’è alcun motivo per cui l’economia globale possa rafforzarsi quest’anno significativamente. Semmai, la prolungata debolezza della crescita, le tensioni geopolitiche e la volatilità dei mercati finanziari potrebbero essere importanti venti contrari nel 2017. Questi stessi fattori hanno anche il potenziale di spingere i prezzi dell’argento verso l’alto.

Lo scandalo del fixing

Infine citiamo lo scandalo relativo al fixing del prezzo dell’argento. Documenti forniti da Deutsche Bank, che ha patteggiato il contenzioso con gli investitori pagando 38 milioni di dollari, mostrano che trader di UBS, HSBC, Bank of Nova Scotia e altre banche hanno manipolato il mercato del metallo prezioso dal 2007 al 2013. L’indagine potrebbe quindi allargarsi e avere anche importanti ripercussioni sul prezzo dell’argento nel 2017.

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